Torrido inizio per le "grandi"
Sarà questa estate torrida, sarà che il campionato italiano non prevede le squadre cuscinetto di tanti tornei stranieri, anche importanti. Certo che le più quotate sono subito destinate e conoscere la sofferenza, chi frena, come l'Inter, chi rispetta il ruolo come la Juventus, per altro dominata, a tratti, da un Chievo sorprendente e ben poco rispettato dall'arbitro, chiaro rigore negato e fuorigioco inesistenti. Può festeggiare, secondo indicazioni della vigilia, la sponda biancoceleste della Capitale, vero che l'Atalanta porrebbe sfruttare un paio di vacanze mentali difensive. Vero anche che le occasioni più limpide è la Lazio a produrle, legittimando dunque i tre punti che la portano a condividere il primato in classifica. Non si modifica invece il trend della Roma: che sa segnare, sa produrre anche gioco piacevole, ma perde a Marassi una partita che l'aveva vista in vantaggio con l'eterno Totti dopo il pareggio di Taddei. Alla generosa difesa della Roma, che i gol non li nega neanche ai più scarsi dilettanti, come gli slovacchi, non basta l'arrivo, utilissimo, di Burdisso, per evitare che Artur venga battuto tre volte, stavolta senza responsabilità di rilievo. Mancavano Juan e Mexes, è vero, ma altrettanto vero è che la loro presenza non aveva impedito alla difesa romanista di chiudere la scorsa stagione come una delle più battute del torneo. Anche i più bravi, De Rossi, lo stesso Pizarro, sono responsabili in occasione del primo pareggio e della punizione che ispira Zapater per il secondo, prima che Biava risolva una mischia in area. Si era aperta col botto, la giornata inaugurale. A San Siro, non è bastato a Mourinho il ricorso alla sua intera batteria di artiglieri per costringere alla resa il Bari, che meglio non avrebbe potuto festeggiare il ritorno alla Serie A dopo lunga assenza. Bel gioco e tranquillità della squadra di Ventura: capace non soltanto di rimontare il gol di Eto'o su rigore, ma anche di mancare un paio di grandi occasioni nei minuti di recupero. Non un buon viatico, per Mourinho, in vista del derby, squadra un po' spaccata, i soliti fischi per il «desaparecido» Quaresma. Sul gol barese di Kutuzov, prendono corpo le perplessità sui limiti difensivi di Lucio, che andava con troppa insistenza a fare la quinta punta, intasando ulteriormente gli spazi. Migliore in campo un vecchio amico, «Alvaretto» Alvarez, magari avrebbe fatto comodo anche da queste parti. «Gran partita del Bari», ha commentato Mourinho: la sua Inter, invece, gli è piaciuta pochissimo. Riflessioni sui propositi e sulle autopromozioni della vigilia, in particolare su Walter Zenga che aveva espresso aspirazioni da scudetto per il suo Palermo. C'era veramente da crederci, alla fine di un primo tenpo che il Napoli aveva dominato, colpendo tre pali e vedendosi annullare un gol regolarissimo di Hamsik, prima di segnarne uno viziato da fallo abbastanza evidente, tutti segnali inequivocabili di come si possano celebrare i trionfi. Ancora protagonista, anche se Lippi non lo sa, un fantastico Antonio Cassano, l'artefice vero della vittoria della Sampdoria a Catania, secondo successo in trasferta dopo il colpo del Milan a Siena.