La ricerca del sesso perduto
La raccomandazione a noi maschietti nell'età fanciullesca era sempre la stessa: via le mani da lì! Già, quell'appendice strana che evocava curiose sensazioni, attirava un'attenzione che, crescendo, abbiamo perfettamente compreso. Il fatto è che Eliseu Pereira dos Santos, portoghese ventiseienne di colore, quell'età l'ha passata da un pezzo. Eppure, le mani «lì» continua a metterle come un monello. Chissà se è una abitudine delle Azzorre, la terra materna che gli ha regalato la pelle così scura. O più semplicemente un fastidio improvviso, che - considerando quel che si dice dei ragazzi di colore - è diventato impellente malgrado fosse due sere fa davanti a 20.000 spettatori all'Olimpico. Fatto sta che il centrocampista della Lazio, a margine della gara vinta con Elfsborg, s'è esibito in quello che a Roma chiamano lo «smucinamento». Copioso, prolungato, imbarazzante. Perché, per dirla alla De Andrè, oltre che per nani anche per gli uomini di colore la virtù meno apparente e più indecente, è proverbiale. Censuratissimo ai bimbi, vietato - per decenza e bon ton - ai grandi, lo «smucinamento» è stato sdoganato senza se e senza ma dal portoghese. Magari non ci avrà pensato, Eliseu. O magari a casa sua si usa così. Chissà. Fatto sta che lui ha certificato una virilità non certo dubbia e nemmeno richiesta. Cosa che a Berlino, alla diciottenne Semenya, vincitrice degli 800, hanno imposto quelli della Iaaf, la federazione dell'atletica mondiale, scatenando col Sud Africa un incidente diplomatico che ha scomodato perfino l'Onu e i diritti umani. Salvo poi scoprire che - secondo i giornali tedeschi e svizzeri - la diciottenne è ermafrodita e che la federazione sud africana sapeva tutto. Storie di sport. Come a dire: a chi tanto e a chi niente. Forse.