Kakà e Ibra emigrano e Sky si adegua

Ilcalcio italiano perde i fuoriclasse e Sky si adegua. Se Kakà, Ibra e Ancelotti decidono di emigrare, gli appassionati possono attenuare la disperazione con la nuova programmazione della piattaforma di Murdoch che, mai come quest'anno, ha deciso di riservare ampio spazio ai campionati esteri più importanti. La notizia dell'ultima ora è che Sky è riuscita ad accaparrarsi, per la stagione 2009/10, anche i diritti televisivi della Liga spagnola, che si aggiunge a Premier inglese, Bundesliga e ai massimi campionati russo, scozzese e statunitense. «Abbiamo creato la Superlega di cui tanto si parlava, con tutte le squadre più forti d'Europa», si vanta il vicepresidente di Sky Sport Adriano Zappia durante la presentazione del palinsesto nell'avvenieristica sede della tv digitale a Milano, quartiere Santa Giulia. Un entusiasmo che, però, nasconde il fatto che tale necessità è stata dettata soprattutto da una serie A italiana che desta sempre meno interesse a causa della crisi economica e tecnica. La nostalgia, si diceva. Che, però, per una volta si sposa col progresso, visto che da luglio i canali sportivi di Sky in Hd, alta definizione, sono arrivati a sette. «Con questa tecnologia anche le partite più brutte sembreranno belle», promette Gianluca Vialli, all'ennesima stagione da commentatore, e c'è da augurarsi che abbia ragione. Proprio sul fronte commentatori si registrano alcune novità interessanti. Murdoch ha arruolato in extremis anche l'aeroplanino Vincenzo Montella e Antonio Conte, rimasto almeno per quest'anno senza panchina. Ma sarebbe riduttivo limitare il discorso al calcio, perché il 2010 sarà sì l'anno dei Mondiali sudafricani, ma anche quello delle Olimpiadi invernali di Vancouver, delle successive paralimpiadi e, nel rugby, della decima partecipazione dell'Italia al Sei Nazioni. Tutti eventi che Sky Sport si è aggiudicata in esclusiva o semi-esclusiva e che, secondo Adriano Zappia, «avranno una visibilità mai goduta prima». Parlando del rugby, Zappia ha sottolineato come il Sei Nazioni rappresenterà il «grande evento» capace di catalizzare l'attenzione del pubblico sul movimento della palla ovale in generale. Si spera, al proposito, che i presidenti delle altre federazioni cosiddette «minori» riflettano proprio su questo. Perché per basket e pallavolo l'approdo su Sky ha significato il quasi totale oblio (le partite più viste «vantano» lo 0.3% di share). E se vengono meno anche i grandi eventi, come l'All star game italiano di basket cancellato lo scorso anno, la strada per la visibilità si fa davvero dura. Nonostante le buone intenzioni di Murdoch & Co.