Quella gioia smisurata in crociera

(...)della chiacchiera calcistica, nessuno avrebbe scommesso poco più che un soldo bucato sulla vittoria della Lazio. Già era difficile vederla, la pugna cinese, con la diretta criptata. Ma quando Stefano, smanettando come un rabdomante inseguendo la speranza di una connessione internet a far sentire voci secche da terra, ha detto «ci siamo», l'umore è girato al giusto e il cioccolato s'è fatto pezzo a pezzo, minuto a minuto, un gran cru che tutti i laziali devono assaporare. Perchè la notte gonfia di umidità e polmoni annacquati che Pechino consegna al nostro ricordo ha regalato al popolo biancoceleste, e all'entusiasmo un poco garibaldino un poco calcolato di chi stava in campo e s'è giocato la vittoria zolla a zolla contro un'Inter devastante sulla carta ma di carta trasformata in un drago enorme e impotente, insomma Pechino ci ha regalato ben più della Supercoppa. Ha dato alla Lazio un trofeo che conta maledettamente come strumento di marketing, perché tra i cinesi molti di loro ricorderanno Matuzalem, la palombella di Rocchi, il genio di Zarate e il coraggio di Muslerino, e cresceranno laziali cogli occhi a mandorla. E questa notte ha dato ai laziali, a quelli che stavano lì, 8145 chilometri di passioni, alla voce strafatta dei cronisti, a quelli che maceravano a Roma l'ansia dei minuti di recupero e pure a chi palpitava al centro del Mare nostrum, Pechino ha donato ai laziali il succo concentrato della Lazio che non molla mai, che dannunziamente ha quel che ha donato, della maglia sudata fradicia, della fortuna che corre in soccorso dell'audacia e chiede forse alla società quello sforzo in più per fare in modo che tutto questo non si faccia presto ricordo sbiadito e incredibile di un attimo solo. Adesso diranno che è stato un caso. Ripetetevelo tutti i giorni friggendo nell'invidia. Adesso chiamateci pure, potete farlo, chiamate pure i laziali: campioni nel mondo.