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Berlino riunisce Owens e Long

Olimpiadi di Berlino '36, il podio del salto in lungo: Owens (oro), Long (argento) e Tajima (bronzo),

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L'iniziativa è esemplare. A distanza di settantatre anni si riannoda la memoria di una cronaca dello sport che si fece immediatamente storia e di due atleti che su una pedana di atletica sconfissero colori di pelle, diversità nazionali, disumanità ideologiche. Il prossimo 22 agosto, all'ottava giornata dei campionati mondiali di atletica, saranno ospiti d'onore nello stadio di Berlino Marlene Owens Dortch e Kai Long. La prima, statunitense, è nipote in discendenza diretta di Jesse Owens. Il secondo, tedesco, è figlio di Luz Long. Nei Giochi olimpici berlinesi del 1936, il nero Jesse Owens e l'ariano Luz Long furono protagonisti di una memorabile gara sulla pedana del salto in lungo, celebrata dalle magnifiche immagini estratte dai 400.000 metri di negativo girati da Leni Riefensthal per il film Olympia. Prevalse l'atleta dell'Alabama con i metri 7.94 realizzati nel penultimo salto, ulteriormente migliorati con l'8.06 dell'ultima prova, con Long fermo al 7.87 realizzato al quarto tentativo. In difficoltà nelle fasi preliminari, disputate in mattinata, con due prove nulle nei primi due salti, Owens raggiunse la finale con il terzo e ultimo tentativo, superando il minimo di qualificazione fissato a 7.15 dopo aver trovato proprio nei consigli dell'avversario, che gli suggerì di allungare leggermente la rincorsa, la chiave per accedere ai turni finali della gara, in programma nel pomeriggio della stessa giornata. L'affermazione nel salto in lungo, la più contrastata delle quattro realizzate dallo statunitense in quei Giochi, 100 e 200 metri e staffetta 4x100, contribuì a fare del settimo figlio di una famiglia indigente un esempio atletico insuperato. Bisognerà attendere il 1984, l'abisso di quarantotto anni, e un altro fenomeno, perché Carl Lewis ripetesse la stessa impresa sulla pista e sulla pedana olimpica di Los Angeles. Divisi da un oceano, da circostanze indipendenti dalla loro volontà e dalla bestialità di un conflitto bellico, amici in pedana, Owens e Long rimasero tali fino al 14 luglio 1943, quando il tedesco fu sacrificato sul fronte siciliano della seconda guerra mondiale nella battaglia di San Pietro, battaglia che divenne oggetto di un documentario firmato da John Huston, all'epoca ingaggiato nell'esercito statunitense come operatore di guerra. Owens sopravvisse a lungo al tedesco, morendo a Tucson, in Arizona, nel 1980. Con l'iniziativa del 22 agosto, adottata di concerto dalla federazione internazionale, da quella statunitense e dagli organizzatori berlinesi, è la prima volta che un membro della famiglia Owens torna a Berlino. La squadra statunitense, rarità nello sport, indosserà le tenute di gara con incise le lettere J e O, le iniziali di Jesse Owens. Della gara del 1936, la fedeltà storica impone infine ricordare il nome di un altro atleta, quello dell'italiano Arturo Maffei, quarto classificato con 7.73, a un soffio dal giapponese Naoto Tajima, medaglia di bronzo con 7.74.

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