Dopo i Mondiali di Nuoto è scontro tra i presidenti Malagò e Barrelli
«Trattenete il respiro», recitava lo slogan dei Mondiali di nuoto Roma 2009. Barelli e Malagò l'hanno fatto, seppur a fatica, per ben 64 giorni, quelli immediatamente precedenti l'evento e quelli delle gare. Poi, però, a Mondiali conclusi, il presidente della Federazione Italiana Nuoto e il capo del Comitato organizzatore quel respiro l'hanno finalmente rilasciato. E insieme all'ovvia soddisfazione per una rassegna che da più parti nel mondo è stata definita irripetibile, sono venute fuori quelle polemiche che la tregua mondiale aveva solo in apparenza sedato. Il rapporto tra Paolo Barelli e Giovanni Malagò è stato tutt'altro che sereno. Ieri, finalmente, nella conferenza stampa di chiusura della kermesse iridata, è stata data una prima spiegazione ufficiale dei tanti dissapori. «In questa lunga avventura ho conosciuto tre versioni di Barelli - ha attaccato per primo Malagò - quello che mi è stato al fianco all'inizio dell'organizzazione, quello che a 64 giorni dalla cerimonia inaugurale ha chiesto la mia testa al cda del comitato organizzatore e quello che, dopo un mese di polemiche, è tornato al mio fianco dimostrandosi persona capace e competente, e impegnandosi per la riuscita dell'evento lavorando anche di notte». Ma che in realtà la pace non sia mai tornata sul serio lo confermano le ultime parole di Malagò: «Barelli, nei suoi ringraziamenti, ha trascurato il comitato organizzatore. Io, invece, voglio subito dire grazie alla sua Federazione. Senza la Fin questo Mondiale non sarebbe stato possibile. Ma, aggiungo, senza Giovanni Malagò non sarebbe stato possibile questo tipo di Mondiale». Ovvero una rassegna in cui, ha continuato, «accanto all'aspetto sportivo c'è stata una serie di eventi collaterali, a partire dal Village e dalle iniziative per il sociale, che renderanno Roma 09 una kermesse irripetibile e difficilmente imitabile». Insomma, non sarà facile per Shanghai e Dubai, sedi dei due prossimi Mondiali, stupire come ha fatto la Capitale. La risposta di Barelli, ovviamente, non si è fatta attendere. «Non voglio mettere in scena una litigata in pubblico - ha esordito il presidente della Fin - ma a Malagò voglio dire che sono stato io, e non Veltroni, a sceglierlo per il comitato organizzatore, e con il senno di poi non so se sia stata una scelta buona o cattiva». Poi, tra le parole di Barelli, si legge il rammarico della Federazione per essere stata coinvolta meno di quanto sperasse. Un desiderio di partecipazione che, a detta del presidente Fin, «Malagò ha male interpretato», ma che avrebbe dovuto accettare di buon grado perché, «come si dice a Roma, nessuno nasce imparato». Fin qui la versione ufficiale. I rumors, invece, aggiungono a questa musica la nota stonata del disavanzo. Come in tutte le storie del mondo, insomma, al centro del contendere ci sarebbero i cari vecchi soldi. Alemanno e lo stesso Malagò hanno preferito glissare sull'eventuale deficit procurato dai Mondiali di nuoto alle casse del Campidoglio e a quelle della Federazione. Secondo il presidente del Comitato organizzatore, «ogni spesa è stata autorizzata da tutti i soci che hanno contribuito all'evento, in primis Fin e Comune di Roma. E, in ogni caso, abbiamo speso al massimo l'1-2% in più di quanto previsto dal budget (stimato in 54 milioni di lire, e quindi il "buco" si aggirerebbe intorno ai 500 mila euro, ndr)». Parole tranquillizzanti che, però, si scontrano con le cifre circolate nelle ultime settimane, che suggerivano un disavanzo tra i 6 e gli 8 milioni di euro. Tanto che qualcuno si era spinto a ipotizzare il rischio di commissariamento per una Federnuoto in quel caso pesantemente indebitata. Per le ulteriori verità, in ogni caso, non si dovrà attendere molto. Ora che la «tregua mondiale» è finita ed è stato dichiarato il «liberi tutti», se ne vedranno, e sentiranno, delle belle.