Roma 2009, successo made in Italy
Si è conclusa la 13ª edizione dei Mondiali di nuoto ed è già tempo di bilanci. Prima di analizzare gli aspetti tecnici di una rassegna che passerà alla storia come quella dei record (43 i primati mondiali stabiliti), va fatto un plauso a Roma, non a caso l'unica città ad aver ospitato due edizioni della manifestazione iridata. Per due settimane il Village Roma 09 è stato il cuore pulsante dello sport mondiale. È in questa atmosfera quasi olimpica che si sono consumati i successi e le delusioni dell'Italnuoto. Guardando il medagliere non si può non restare accecati dallo splendore dei tre ori che vi campeggiano. Due griffati Pellegrini, uno Filippi, con l'atleta romana incapace di chiudere la sua doppietta aurea senza rinunciare a un bellissimo bronzo negli 800 sl. Quattro medaglie così belle, forse, non le avevamo mai vinte, considerando anche i tre record del mondo che le hanno accompagnate, ma restano gli acuti solitari di due splendide atlete. Oltre a Pellegrini e Filippi, stelle di prima grandezza, nessuno si è dimostrato competitivo per una medaglia. A questo punto, però, vanno fatte due considerazioni diverse in prospettiva futura: una per le femmine, l'altra per i maschi. Le ragazze hanno in squadra due fenomeni, poi ci sono tante giovani promettenti su cui puntare, a partire dalla ranista Scarcella, passando per la velocista Di Pietro, per arrivare alla talentuosa Letrari. Le prime due del '93, l'ultima dell'89, rappresentano l'ossatura di quella che sarà la nazionale femminile ai Giochi di Londra 2012. Dove, c'è da ricordarlo, la Pellegrini avrà appena 24 anni e la Filippi 25. Per i maschi sarà più complesso. Filippo Magnini col record italiano sui 100 sl è rimasto fuori dalla finale, a mezzo secondo dalla qualificazione. Pippo ha 27 anni, a Londra ne avrà 30 e, peggio ancora, sembra sia fuori dallo standard dello sprinter moderno: 2 metri di altezza per 100 kg di muscoli. Per Rosolino il discorso finisce prima di cominciare. Nessuno nella storia del nostro nuoto ha conquistato in carriera 60 medaglie internazionali, nessuno può obiettare sulla professionalità del napoletano ma la carta di identità, soprattutto nello sport, è impietosa con tutti. Max, fuori anche dalla 4x200 per scelta tecnica, probabilmente la finirà qui. T olte le icone non si trova poi tanto in giro. Terrin è atleta legato al suo 50 rana come Linus alla sua coperta, potrebbe essere devastante ma sui 100 diventa normale. Anche Facci è ranista di spessore ma la sfortuna lo perseguita e gli anni, per lui, sono già 26. I dorsisti Di Tora e Lestingi sono bravi e potrebbero avere futuro, il problema è che gli altri migliorano un secondo a gara mentre noi lottiamo contro i centesimi. Insomma, ci sarà da soffrire, perché a Roma abbiamo portato la migliore Nazionale di sempre e perché, già da domani, dovremo costruirne un'altra ancora più forte.