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Recalcati avverte l'Italia «Stavolta serve il gruppo»

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FabrizioFabbri L'esordio-spareggio nell'Additional Round con la Francia del 5 agosto a Cagliari, che regalerà l'ultimo posto per gli Europei di settembre in Polonia, si avvicina. Coach Recalcati, il sorteggio poteva andare meglio? «Mi sembra evidente che con l'urna ultimamente non siamo fortunati. Abbiamo pescato la Francia nel nostro girone quando avremmo potuto incontrarla solo in finale. E poi ecco un calendario che non ci agevola con la prima subito in casa contro i grandi favoriti». Quindi non è d'accordo con chi dice che incontrarli subito in casa potrebbe essere un vantaggio? «Chi dice una cosa del genere o cerca di farsi coraggio o ha poca dimestichezza con questo tipo di tornei. Certo poi avremo altre tre partite ma avrei preferito evitare di iniziare da noi contro la Francia». Qual è lo stato di salute, psicologica e fisica, dell'Italia? «Siamo carichi al punto giusto e iniziamo ad entrare in pieno nel clima partita. C'è stato e c'è qualche acciacco ma complessivamente posso dire che abbiamo raggiunto lo stato di forma che mi aspettavo». Affermare che la Francia è favorita vuol dire fare pretattica? «No, è guardare in faccia alla realtà dando un puro giudizio sul valore globale dei due gruppi. Ma questo non significa che partiamo battuti. Sappiamo quale può essere il loro punto debole e vogliamo scoprirlo per renderli battibili». Ce lo può svelare? «Certo. Se pensiamo di poterli affrontare sul loro piano, sfidandoli sulle loro migliori qualità, andremmo incontro certamente alla sconfitta. La Francia è una squadra con splendide individualità tecniche ed atletiche. Noi dovremo opporre la forza del gruppo. È l'arma con cui li sconfiggemmo nella finale per il terzo e quarto posto dell'Europeo di Svezia dopo che loro ci avevano travolto nella fase preliminare». Intanto arriva la notizia che i francesi non avranno Tony Parker. Un bel vantaggio, non trova? «L'assenza di Parker non toglie certo valore alla squadra transalpina. Anche se fosse stato in campo non avremmo concentrato tutte le attenzioni su di lui. La nostra idea di partita rimane immutata. Non sarebbe bastato pensare di ingabbiare il play di Sant'Antonio per bloccare la Francia. Lo ripeto, dovremo dimostrare di essere una squadra, in attacco come in difesa». Il gruppo azzurro potrà fare affidamento sui suoi italiani d'America. Sarà l'Azzurra di Bargnani e Belinelli? «Mi sembra naturale che ci sia un gran parlare di loro due. Ora anche di più dopo che sono diventati compagni di squadra a Toronto. Ma sia i compagni che loro stessi sanno che questa non è la Nazionale di Bargnani e Belinelli. Il basket è uno sport di squadra, dove ognuno ha compiti precisi da eseguire. Certo sarebbe un paradosso non provare a sfruttare il loro talento e noi proveremo a farlo nel migliore dei modi. Di tutti quanti Bargnani è quello che si è presentato al raduno nella condizione peggiore. Sta facendo fatica, ma non possiamo fare a meno di lui. Anche nella Nazionale della generazione precedente c'erano giocatori dalle grandi personalità e questo lo abbiamo reso sempre un vantaggio per noi». Ha deciso chi saranno i 12? «Sì, se non ci saranno problemi dell'ultima ora ho le idee chiare. Sono quelli che avevo pensato nella costruzione della squadra. Posso dire che il nostro centro, con accanto un'ala grande a rotazione, sarà Bargnani. In quel ruolo io parto da quello che il giocatore può dare in difesa ed in questo Andrea da grandi garanzie. In attacco si sta sacrificando cercando di avvicinarsi più spesso al canestro». Vi si chiede la qualificazione per risollevare un movimento in crisi. «Noi vogliamo ottenerla perché l'Italia merita un posto all'Europeo. Ma se anche arrivasse non dovrà esser il modo per nascondere i problemi, che ci sono e sono enormi. È già successo in passato che con un risultato della Nazionale si sono coperte ma non risolte immense magagne. Non dovrà più essere così».

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