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Quattro ori ma la scena è delle donne

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Abbiamofatto una bella figura perché siamo riusciti a nascondere le piccole e inevitabili rivalità, abbiamo saputo compensare i ritardi, abbiamo compiuto un miracolo che gioverà all'immagine del nostro sport a quasi 50 anni dalle Olimpiadi di Roma. A conferma dell'importanza del nuoto nel quadro generale dello sport mondiale è interessante mettere a confronto il medagliere di Roma 2009 con quello di Pechino 2008. Abbiamo avuto la conferma, anche in una situazione ambientale molto più neutra e normale (Pechino non lo poteva essere), degli enormi progressi compiuti dallo sport cinese. I tuffi, che sono insieme alla ginnastica la disciplina dove il lavoro sistematico e la base dei praticanti pagano di più, hanno proiettato la Cina al vertice del medagliere fin dalle prime giornate ma poi anche il nuoto, nelle sue forme più tradizionali, ha offerto il proprio contributo. Il medagliere di Roma riproduce quasi esattamente quello dei Giochi dell'anno scorso. Stati Uniti, Russia, Germania e Gran Bretagna hanno confermato la solidità complessiva della loro scuola e della loro tradizione, la Cina è ormai di diritto una grande potenza anche nello sport. Forse gli americani si attendevano di più. Phelps si è riscattato con una prestazione di grande orgoglio, evidenziata in modo spettacolare dalle immagini, ma non è stato il cannibale di Pechino ma naturalmente devono fare i conti con i progressi che il resto del mondo, trasmettendo nello sport i miglioramenti sociali ed economici degli ultimi vent'anni, ha naturalmente compiuto. Federica Pellegrini e Alessia Filippi si sono appropriate - e non solo per ragioni ambientali - di questi mondiali. Federica è stata splendida per come ha sopportato e onorato il suo ruolo di prima donna. Era obbligata a vincere e ha vinto. Pur parzialmente tradito dagli uomini il nuoto azzurro ha rovesciato, 9 anni dopo Sydney, un rapporto di forze tra i due settori, maschile e femminile, che tutto sommato indica la bontà di una scuola che nella crescita conferma un grande equilibrio. Fioravanti e Rosolino erano stati gli eroi di Sydney, Magnini ha rappresentato la fase di passaggio poi il testimone del nuoto italiano è passato nelle mani di Federica ed Alessia. Il riscatto delle ragazze non è prerogativa del nuoto se guardiano a quello che hanno fatto la Trillini e la Vezzali nella scherma e, ad un livello purtroppo più modesto, anche le nostre tenniste. L'evoluzione femminile in campo sportivo non è fenomeno esclusivamente italiano ma il riferimento è abbastanza significativo e clamoroso per determinare un riequilibrio tra i due settori che rappresenta un importante salto di qualità sociale e non solo sportivo del nostro paese. La nota negativa della nostra partecipazione è venuta dalla pallanuoto. L'antica tradizione del settebello (tre ori, Londra, Roma e Barcellona) e quella più recente del setterosa (oro ad Atene) non sono state rinnovate. L'alto numero dei primati mondiali stabiliti nella rassegna romana rende difficile una valutazione tecnica dei risultati. Ci sono stati atleti che pur avendo stabilito il proprio personale sono rimasti esclusi dalle finali. È evidente che il nuoto deve risolvere il problema tecnologico dei materiali che lo ha travolto negli ultimi tempi. Che fine faranno i record di Roma? Accadrà quello che è accaduto nell'atletica leggera quando sono stati cambiati i materiali dell'asta e del giavellotto? Lo sport ha bisogno del conforto dei numeri che devono dimostrare i progressi che l'uomo ha saputo compiere senza gli aiuti della tecnologia e della chimica.

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