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Pellegrini, oro e record

Federica Pellegrini

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Una sola Fede. Un unico credo. La certezza incrollabile di avere davanti agli occhi la storia del nuoto e scoprire che ha il sorriso incredulo di una ventenne che per natura sa stupire e che, una volta tanto, gioca a stupire se stessa. Gioca Federica, perché l'acqua è il più bel giocattolo che sia stato inventato e lei si diverte a scivolarci dentro, senza fatica apparente, a scapito di un attrito che non conosce. » così che si può spiegare la medaglia d'oro di Federica Pellegrini nei 200 sl, è solo così che si può comprendere il suo terzo record del mondo in questi campionati, il decimo in carriera prima dei 21 anni. La sua facilità di nuotata nasconde leggerezza, come dietro al suo inarrivabile talento sembra esserci il divertimento di assecondare energie inesauribili. Proprio come quelle di un bambino che gioca. Federica Pellegrini vince il suo secondo oro mondiale davanti al pubblico estasiato dello Stadio del Nuoto, poi guarda il suo 1'52”98 ride e scuote la testa, si copre gli occhi incredula e guarda ancora il tabellone, è un record del mondo impensabile. «E' un tempo incredibile, una volta tanto sono stupita di me stessa. Un quarto d'ora fa mi sono messa a piangere perché mi sentivo stanca, ho pensato che se fossi riuscita migliorarmi lo avrei fatto di un decimo al massimo. E invece sono scesa sotto il muro del'1'53”. Una cosa fantastica». Fantastica, come tutta la sua gara, scandita da bracciate vigorose che hanno concesso alle avversarie solo il primo 50. Poi Fede prende la testa, resta appaiata con l'americana Vollmer, che sembra non voler mollare, finché non decide di divertirsi e di far divertire il suo pubblico. «Ai 100 ho preso la Vollmer ma quando ho visto che teneva il mio passaggio mi sono chiesta se fossi io ad andare troppo lenta o se era lei molto veloce». Col senno di poi la risposta viene da sé, è Federica ad andare forte, più forte della Vollmer, molto più forte della Schmitt, persino più forte di se stessa. «E' una favola, ma ancora non ci capisco niente. In queste gare ho dato tutto, sia di testa che fisicamente, ora metterò quello che mi resta nella staffetta di domani e poi mi prendo una vacanza. Spero col passare dei giorni di rendermi conto di quello che ho fatto». La storia, ecco cosa ha fatto Federica in questa 13esima edizione dei campionati del mondo, ha realizzato quella doppietta 200-400 che è riuscita solo a tre nuotatrici nella memoria dei Mondiali: la statunitense Shirley Babashoff, la tedesca dell'Est Heike Friedrich e la francese Laure Manaudou. Già, quella Manaudou che era la sua rivale, che ora non c'è più e che probabilmente, anche se ci fosse stata, l'avrebbe comunque vista toccare, gioire, trionfare. A fine gara esce dall'acqua Federica, ancora non ci crede, saluta e ringrazia quei 15.000 tifosi accorsi lì per lei, nascosti da altrettanti tricolori. «Il pubblico è stato stupendo, spero di averlo fatto divertire ma penso di sì. Quando vinco non riesco ad esultare come vorrei, i ragazzi della squadra mi dicono di scatenarmi ma non è il mio carattere. Mi basta salutare e ringraziare la gente». L'oro di Federica Pellegrini diventa il terzo complessivo nel medagliere dell'Italnuoto che, a quattro giorni dalla fine dei campionati, ci piazza secondi nella classifica generale, dietro alla corazzata americana. Non ci eravamo mai trovati così in alto a questo punto di una competizione mondiale. E il fenomeno Pellegrini è la meravigliosa spiegazione di un Italia, soprattutto quella femminile, mai così forte.

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