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Incredibile ma vero, tocca a lui

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E invece le cose stanno proprio così e per quanto uno si stropicci gli occhi pensando che si tratti di un'allucinazione da anticiclone africano la notizia resta lì, scritta in nero sul biancorosso della carta della Scuderia. Si tratta di certo di una notizia ghiotta e sugosa, che è giusto prima di tutto gustare fino in fondo. Si ricompone infatti uno dei più mitici tandem della storia dello sport, quello formato dal più grande pilota automobilistico di tutti i tempi (per lui ben 7 titoli mondiali, 91 vittorie in un Gran Premi) e dalla macchina da corsa per eccellenza, la Ferrari (il team vanta 15 titoli piloti e 16 costruttori e ha collezionato 201 vittorie in 784 Gran Premi). Le circostanze sono infauste, perché Schumacher prende il posto del povero Massa. Felipe, nonostante i miglioramenti, avrà bisogno di tempo prima di guarire del tutto dalle conseguenze del terribile incidente di sabato scorso a Budapest. Una notizia, però, che trasmette messaggi positivi, perché testimonia il grande attaccamento reciproco fra l'ex uomo più veloce del mondo e il team che gli ha permesso di guadagnarsi un posto fra gli dei dell'Olimpo sportivo. Il contratto di consulenza che lega Schumacher alla Ferrari fin dal giorno dopo quell'ultimo Gran Premio (Brasile 2006: lui quarto e Massa vittorioso per la seconda volta in carriera) prevedeva espressamente la possibilità che egli tornasse a guidare una macchina rossa, ma certo non glielo imponeva. Michael ha tutto da perdere a rimettersi così clamorosamente in gioco a distanza di tanto tempo dalla sua ultima corsa. Per cui, se lo conosco bene, la sua decisione di accettare le proposte del Presidente Montezemolo e di Stefano Domenicali non ha soltanto l'ovvia motivazione della riconoscenza e dell'affetto che nutre per i suoi vecchi amici di Maranello ma sottintende anche la convinzione (anzi, dovrei forse dire la consapevolezza) di essere ancora capace di andare forte, molto forte. Schumi è un perfezionista e non salirebbe in macchina se non fosse più che sicuro di essere in grado di portarla al limite, o magari un pelino oltre. Anche perché egli sa che in pista dovrà misurarsi non con un pilota «normale» ma con l'uomo che nel 2007 prese il suo posto alla Ferrari rivincendo subito quel titolo mondiale che a lui invece era sfuggito nelle due stagioni precedenti. Il 23 agosto sarà proprio Raikkonen a dirci se davvero, come io sono convinto, questa mossa è sensata o si è trattato soltanto di uno stupido azzardo, magari profumatamente pagato da sponsor alla disperata ricerca di visibilità in uno degli anni più neri per il Cavallino. Se gli rifilerà più di mezzo secondo al giro, Kimi getterà un'ombra indelebile sull'operazione. Se invece dovesse beccarselo lui... beh, se non altro la Ferrari avrebbe risolto il problema di chi silurare per far posto ad Alonso nel 2010.

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