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Vivo per caso ma è la legge delle corse

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FelipeMassa è vivo e sta accettabilmente bene, visto quel che gli è capitato. Ma se non è morto è stato soltanto per puro caso. L'ha salvato una sequenza di fatti casuale quasi quanto quella, pazzesca ma non inedita, che lo ha spedito all'ospedale. Da ciò che ho capito guardando la tv, mi sono convinto che sarebbe bastato che la molla della sospensione destra di Barrichello avesse avuto il tempo di ruotare di altri 45 gradi per colpire logitudinalmente anziché di fianco e penetrare perciò come una lancia nella visiera. Un po' come accadde a Senna, quel 1° maggio del 1994 a Imola, quando a perforare la sua visiera fu il braccetto di un triangolo della sospensione. Non solo. Le immagini ci dicono che Massa è riuscito chissà come a frenare, riducendo sensibilmente la velocità con la quale la sua Ferrari si sarebbe schiantata, visto che al momento in cui il pilota è svenuto procedeva a 285 km/h. Forse un riflesso condizionato, o magari Felipe aveva già appoggiato il piede sinistro sul freno senza togliere il destro dall'acceleratore, come, guidando queste macchine con due soli pedali, si fa in certe curve per rallentare senza lasciar scendere il motore di giri. Sta di fatto che, grazie al bloccaggio delle ruote, la F60 del brasiliano ha disperso sull'asfalto per attrito almeno la metà dell'energia cinetica che altrimenti l'avrebbe distrutta nell'impatto frontale con le barriere, rimanendo intatta e proteggendo il pilota. Il caso, dunque. Nella sfortuna, Massa è stato fortunato. Molto più fortunato del figlio diciottenne di John Surtees, Henry, morto pochi giorni a Brands Hatch, in F2, perché colpito in testa dalla ruota staccatasi da un'altra monoposto. O di Tom Price, che nel GP del Sudafrica del 1975 fu decapitato dall'estintore di un commissario che aveva sconsideratamente attraversato la pista. Ma meno fortunato, se è per questo, di Gerhard Berger, che nel 1995 a Monza uscì indenne dal più pazzesco incidente di questo tipo che la F1 ricordi. Berger era secondo in un G.P. d'Italia che le Ferrari 412 T stavano dominando, quando dalla macchina del suo compagno di squadra Jean Alesi, che era in testa, si staccò una telecamera di bordo, mal fissata dai tecnici della tv. La telecamera colpì il mozzo della ruota posteriore destra di Alesi, schizzò sull'asfalto, rimbalzò e tranciò di netto la sospensione anteriore di Berger. Pochi centimetri più in alto, e Gerhard sarebbe stato ucciso da quell'oggetto volante, molto più compatto e pesante della molla di ieri (per colmo di sfiga, poi finì per rompersi pure il portamozzo di Alesi, e la Ferrari restò a mani vuote). Tutto questo per dire che nulla potrà mai rendere le corse a prova di imprevisto, e che l'immancabile dibattito («come impedire cose del genere?») già cominciato sui media è una stupidaggine, un rituale politically correct fine a se stesso. E poi - siamo seri e sinceri - una F1 senza pericoli in agguato ce la guarderemmo con la stessa fame? E i piloti se li meriterebbero, tutti quei soldi d'ingaggio?

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