Decisivi i gusti dei giornalisti
Iomi occupo di sport e faccio questa riflessione. Un ragazzo di 16 anni, Matteo Manassero, conquista un risultato clamoroso al British Open ed il golf ottiene una foto in prima pagina ed un ampio articolo all'interno sul Corriere della Sera, una breve di 5 righe su Repubblica. Per lo stesso evento La Gazzetta dello Sport manda un inviato in Inghilterra, il Corriere dello Sport liquida la vicenda in poche righe. Come si spiega tutto questo? Probabilmente il direttore o un redattore importante del Corriere giocano a golf ed hanno seguito su Sky le quattro giornate di gara. Al di fuori del calcio, molte scelte giornalistiche in Italia sono affidate al gusto ed agli interessi personali dei redattori che contano. Repubblica segue il tennis molto meglio del Corriere perché ha un giornalista di prestigio come Gianni Clerici, il Corriere dedica molto spazio all'America's Cup per ragioni abbastanza simili. Ci sono ovviamente manifestazioni che sfuggono alle scelte individuali e che si impongono per forza o per debolezza propria. Basti guadare allo spazio che i giornali dedicano al Tour de France, che in altri tempo reclamava la prima pagina sui quotidiani sportivi. L'altro giorno volevo dedicare uno spigolo a Cavendish, il velocista che sta collezionando volate vincenti al Tour, mi interessava sapere quale fosse il suo piazzamento in classifica generale ma i nostri giornali non andavano oltre il ventesimo posto, una volta pubblicavano la classifica per intero, ma qui almeno non ci sono differenze tra le varie testate. Nemmeno un italiano in maglia gialla per otto giorni ha resuscitato il ciclismo. Non mi tiro fuori dal problema perché sono tra i molti italiani che hanno dedicato qualche ora al British Open di golf, trascurando Valentino Rossi ed i mondiali di nuoto, ignorando del tutto il calcio d'estate. Al golf ho dedicato anche uno spigolo per spiegare come un tredicesimo posto di due italiani in un grande torneo confermi i progressi compiuti in questa disciplina, che in Italia non ha tradizione, giocatori, campi e giornalisti, ma al tempo stesso ci fa capire quanto siamo ancora indietro rispetto ad altri paesi, soprattutto quelli anglosassoni. Non credo che ci sia niente di male nel porsi qualche domanda su come si può fare diversamente questo lavoro. Nessuno ha completamente ragione, nessuno ha completamente torto, anche il modo di trattare lo sport è una fotografia dei nostri gusti, delle nostre abitudini e delle nostre tradizioni.