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Da Città del Capo al record del mondo, i 60 anni di Fiasconaro

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Quandoil 27 giugno 1971 scese dall'aereo a Fiumicino - nulla d'italiano, nulla sulla Repubblica, nulla sull'atletica di casa nostra, solo ciao e i tre colori della bandiera - la curiosità raggiunse il diapason. Quattro giorni dopo appoggiò i piedi sulla linea di partenza dei 400 sulla pista dell'Arena per l'esordio agonistico sul territorio italiano: l'impatto con la gente, con l'ambiente, con la stampa, fu esplosivo. In 24 ore gli organi di informazione ne fecero l'uomo più ricercato dello sport nazionale, molto avendo da scavare su un ventiduenne proveniente da Città del Capo, madre belga, Mabel Marie Brabant, padre, Gregorio, siciliano, prigioniero in Africa nel '42, una vita costruita all'estero, un esito professionale d'alta qualificazione culminato nella regia del Teatro dell'Opera della capitale sudafricana. Quel pomeriggio, a Milano, maglia biancoverde a strisce orizzontali da rugbista, una partenza dai blocchi imbarazzante per imperizia, Fiasconaro presentò il suo biglietto da visita: passi lunghi, corsa dura, legnosa, imperfetta. Ma perfetta fu la sensazione d'avere di fronte un interprete naturale della forza arcaica e ancestrale dell'atletica. Quelle sensazioni non vennero mai meno, moltiplicate a Roma, otto giorni dopo, nell'esordio all'Olimpico, a Viareggio, il 25 agosto, con il 45"5 del nuovo primato italiano, ad Helsinki, agli Europei, con il titolo sfuggito d'un soffio dietro uno scozzese a nome Dave Jenkins imprigionato anni dopo per traffico internazionale di droghe, a Genova, nella stagione indoor successiva, con il 46"1 del nuovo primato mondiale e con la camera d'albergo protetta a vista dall'assalto di ragazze infoiate. Poi, dopo la lacerante parentesi dei Giochi di Monaco, con una frattura da stress mai diagnosticata e l'inevitabile blocco agonistico, il 27 giugno 1973 all'Arena di Milano, incontro internazionale Italia-Cecoslovacchia. Uno spettacolo impressionante, in testa dal primo all'ultimo metro, 1'43"7 il tempo finale sugli 800, nuovo primato mondiale. Fu l'apice della carriera d'un uomo-spettacolo quale mai apparso, per l'immediatezza di tempi e spazi, nella storia dell'atletica italiana, e forse non solo dell'atletica. L'anno dopo, altri infortuni ne mortificarono gli istinti. Smise con l'atletica, si riaccostò con scarsi esiti al rugby. Poi, nel '78, tornò definitivamente in sud Africa. Responsabile dell'Adidas per l'intero territorio da 29 anni, insieme con la moglie Sally, con i figli Gianna e Luca, la nuora Rossana e la nipotina Sofia, Marcello Fiasconaro festeggia oggi 60 anni. Con un messaggio e molti ricordi da Johannesburg: «Correndo, ho conosciuto persone favolose, ed ho vissuto giorni bellissimi a Roma, Torino, Milano, Genova. Fra qualche mese, l'Italia sarà la vacanza per il mio compleanno».

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