Il colonnello Ballardini guida la truppa laziale
Ilgrido risuonerà alto stamattina, quando la sterminata folla dei convocati della Lazio si azzufferà davanti ai pullman in partenza per Auronzo di Cadore. Nessuno vorrà restare indietro: la concorrenza è tale che gli ultimi a salire rischieranno di farsi 700 chilometri in piedi, come in quegli irresistibili film del dopoguerra in cui la famiglia Passaguai doveva conquistarsi a gomitate il posto sull'affollatissimo trenino domenicale Roma-Ostia. I maligni dicono persino che l'amena località alpina non abbia abbastanza letti per tutti i biancocelesti, e che perciò Lotito abbia provveduto a prendere in prestito (senza diritto di riscatto) un congruo numero di sacchi a pelo. Ma io mi rifiuto di crederci, anche perché se fosse per Lotito qualcuno, come Pandev e Ledesma, potrebbe benissimo dormire su una panchina. Manca meno di un mese alla prima, importantissima battaglia, ma la lunga campagna bellica della Lazio comincia nella caciara, senza che qualcuno – dai giocatori a noi poveri tifosi, dagli avversari agli stessi responsabili della cosa biancoceleste – abbia la minima idea su come si svilupperà e concluderà. Le certezze che abbiamo si contano sulle dita di una mano. Uno: la truppa sarà arditamente guidata dal marmoreo colonnello Ballardini. Due: il nostro schieramento sul campo di battaglia sarà un solido 4-4-2. Tre: la nostra bomba intelligente è Zarate. Quattro: sui fianchi stiamo messi bene. Cinque: l'ultima trincea sarà presidiata dal prode Nando. Tutto il resto – chi sarà il regista delle operazioni, chi curerà le incursioni e chi la prima linea di difesa, chi si occuperà di intelligence e chi di comunicazione fra reparti – è avvolto nel mistero. Intendiamoci, non è una novità né, tantomeno, un'esclusiva. Questo è il calcio italiano d'oggi: tanta improvvisazione, niente soldi e la generalizzata convinzione di essere più furbi degli altri. Noi laziali non facciamo eccezione, anzi. Con una differenza, però (e lo dico volentieri, perché è giusto dare a Lotito quel che è di Lotito): i giocatori, i procuratori e i rubagalline in doppiopetto avvezzi a fare le solite porcheriole qui da noi hanno trovato pane per i loro denti. Il gusto di sentire il rumore che fanno quando se li spezzano è, per quanto mi riguarda, una di quelle cose che rendono ineguagliabile l'essere laziali.