Si è pentito chi ha preteso di andarsene
Intendiamoci,almeno in questo la Lazio rappresenta la regola e non l'eccezione. Il calcio ai tempi della crisi è così, amici cari: pochi soldi e troppi cani attorno all'osso. L'epoca in cui tutto era chiaro e lineare è un bel ricordo e nulla più. Per cui rassegnamoci a rinviare all'ultimo momento la possibilità di esprimere un giudizio oggettivo, basato su dati di fatto. Succeda quel che succeda, però, ci sono tre punti fermi che devono farci propendere per l'ottimismo. Il primo è che nessuna partenza eccellente, nell'era Lotito, si è tramutata in un reale indebolimento. Anzi, sino ad oggi chi ha preteso di andarsene non solo non è stato rimpianto ma è stato più che adeguatamente sostituito. È successo a Liverani, a Oddo, a Behrami e ad un sacco di figure minori che ormai abbiamo già dimenticato. Chi è scontento o cerca di fare il furbo è meglio toglierselo dai piedi subito. L'esperienza ci lascia dunque credere che i Pandev, i Ledesma e persino i De Silvestri (quoque tu, Lorenzo? ah, se lo sapesse Gabbo!...) non si lascerebbero un vuoto alle spalle neppure se trovassero davvero gli approdi che i loro famelici procuratori gli stanno facendo sognare. Il secondo punto fermo è che comunque, nella peggiore delle ipotesi, la squadra sarà praticamente la stessa dell'anno scorso. Con identici difetti e, per fortuna, identici pregi. Una squadra, cioè, che nel corso della stagione ci ha spesso esaltati e altrettanto spesso fatti incacchiare di brutto dopo sconfitte inattese e prestazioni molto deludenti, potenzialmente irresistibile ma anche capace di ogni nefandezza a seconda dell'estro del momento. Situazioni del genere si creano quando viene a mancare il rapporto di fiducia tra tecnico e giocatori, coi secondi che sfuggono totalmente al controllo del primo. E siccome il primo non c'è più, è legittimo augurarsi che chi ne ha preso il posto sappia rimettere il timone nella giusta direzione e far sì che stavolta tutti remino all'unisono e con la stessa forza per riportare a grandi livelli il club più antico della Capitale. A farci pensare che Ballardini ne sia capace stanno tre cose: la sua breve ma già luminosa carriera; gli occhiali con le lenti specchiate che gli danno quell'aria da colonnello dei berretti verdi; la considerazione che, essendo questo il suo primo anno alla Lazio, i giocatori ne temeranno la forza e saranno costretti a rispettarlo e a ubbidirgli. Il terzo punto fermo sono le qualità dei giocatori che di sicuro faranno parte della squadra-tipo 2009-2010, a cominciare dai portieri e da Zarate, chiaramente destinato a diventare l'anti-Totti per antonomasia.