Solo Kakà fa più notizia di Moggi
Si può dire tutto quello che si vuole su Luciano Moggi ma è bastata la notizia che potesse rientrare nel calcio nella veste di consulente del Bologna per scatenare la curiosità, prima ancora che l'indignazione degli addetti ai lavori. Dopo il trasferimento di Kaka dal Milan al Real Madrid, è stato l'evento che ha ottenuto le maggiori attenzioni in una stagione dove i giornali sono costretti ad inventarsi due trasferimenti clamorosi al giorno per riempire le loro pagine. Moggi ha rappresentato la conferma che è più facile dimostrare la propria intelligenza ed il proprio talento se non si ha l'obbligo di rispettare le regole non dico della legge, ma nemmeno quelle delle più ovvie e banali convenzioni. Volendo fare un esempio, è evidente che l'idea di dotare alcuni arbitri, dirigenti e personaggi vari di schede telefoniche internazionali per superare la diga delle intercettazioni è certamente stata geniale ma è difficile che possa essere insegnata nei corsi per dirigenti d'azienda. Moggi ha ufficialmente recitato una parte importante in almeno quattro società di livello: la Roma, il Napoli, il Torino e la Juventus ma credo che siano davvero poche le squadre che non hanno avuto rapporti di consulenza o di altro tipo con l'ex capostazione di Civitavecchia. Sulla cui competenza e credibilità penso non si possa discutere. È anche molto probabile che circolino, praticamente a piede libero nel mondo del calcio, dirigenti e personaggi che hanno violato le regole dello sport e della legge molti di più di quanto abbia fatto Moggi, senza contare il numero di coloro che sarebbero disposti a farlo in cambio di risultati di prestigio. Rivendico la paternità di una frase sulla quale sono disposto a giocare la mia piccola credibilità. Ho detto e scritto, infatti, che ci sono stati meno incontri truccati nella storia della boxe che in una stagione dei campionati italiani di calcio, dalla serie A alla Z. Sono anche convinto – ed il discorso vale anche quando si parla di doping – che alla base delle irregolarità, dei trucchi, delle combine che regolarmente si svolgono in ambito sportivo, il denaro, senza sottovalutarne le nefasta ma necessaria presenza, non è elemento necessario e determinante. Poiché ho sfiorato l'argomento del doping, voi credete che alcuni atleti o aspiranti tali, si aiutino solo per diventare miliardari o per vincere le Olimpiadi? Nossignori ci si aiuta anche per vincere la gara del condominio. Voglio dire che alla base c'è comunque l'irrefrenabile desiderio di vincere, non importa come e non importa nemmeno cosa. Stabilito questo, c'è naturalmente chi lo sa fare bene e chi si fa prendere con le mani nel cassetto e con la bocca sporca di marmellata. C'è anche chi – e forse questo è il caso di Luciano Moggi - ritiene di aver raggiunto un livello di impunità tale da potersi permettere di tutto.