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Roma, l'aeroplanino è atterato Montella lascia, allenerà i giovanissimi

Vincenzo Montella

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Non vola più! O meglio, ha cambiato rotta l'aeroplanino giallorosso che da oggi planerà su uno stuolo di ragazzini per provare a trasmettergli la sua classe, il suo istinto per il gol. Vincenzo Montella ha detto «basta» con il calcio giocato e lo ha fatto alla sua maniera, in silenzio, senza proclami o annunci a caratteri cubitali. Si è presentato ieri al raduno della Roma e ha semplicemente detto «ufficialmente» che non sarebbe partito con il resto del gruppo alla volta di Riscone. In realtà il club era già al corrente della sua decisione che però è maturata definitivamente proprio nelle ultime ore: una cosa della quale le due parti avevano già parlato, ma mai preso una decisione. «Montella lo ha voluto fortemente» dicono da Trigoria per chiarire al mondo che la scelta dell'aeroplanino non è stata di ripiego per un mancato utilizzo in squadra con Spalletti. L'accordo che lo lega ai Giovanissimi della Roma è valido per i prossimi tre anni: l'anno di ingaggio rimanente da calciatore verrà quindi spalmato in questo periodo. Si chiude un'epoca d'oro per Montella che apre un vuoto nel cuore dei tifosi romanisti e lascia Totti quale unico superstite della corazzata del terzo scudetto. E lui, l'aeroplanino, non ha nascosto l'emozione nell'ultimo messaggio da calciatore giallorosso. «Per ora ho bisogno di un po' di giorni per farci l'abitudine - ha detto a Roma Chanel - è una situazione, sono momenti in cui bisogna scegliere. E' una situazione che mi è piaciuta da subito, col passare di giorni mi è piaciuta di più, mi ha aiutato il fatto di aver sempre pensato che bisogna avere la forza di smettere quando dispiace ancora a qualcuno». Ai numeri del suo passaggio a Roma non vuole pensare. «Non ci sto molto attento, però di ricordi ce ne ho tanti. Per mia fortuna parecchi sono indelebili. Sono ricordi che sono li e guardo poco, perché non mi piaceva farlo da calciatore, magari da ex giocatore li guarderò con più frequenza». Sulla società. «La Roma mi ha dato consacrazione, la possibilità di stare in un grande club, crescere. Ricordi particolari, emozioni. Col tempo è diventata casa mia, dove è cresciuto mio figlio. È casa mia»., ha detto. «Teoricamente è vero - a detto scherzando - l'aeroplanino è atterrato. In pratica no. Magari se vincerò qualche partita, lo rifarò. Ora è in soffitta ma vedremo in futuro». Immancabili i ringraziamenti della società arrivati (strano a dirsi...) con un comunicato ufficiale: routine. Montella lascia il calcio giocato con numeri che lo faranno ricordare per lungo tempo: 141 gol in «A» di cui 83 con la maglia della Roma, molti dei quali realizzati in acrobazia e di straordinaria bellezza. Nei cuori e nella testa dei romanisti, come negli annali del club giallorosso, resterà indelebile il poker calato alla Lazio nel derby vinto 5-1 l'11 marzo del 2002. Come il contributo dato dall'aeroplanino nel terzo scudetto della storia della Roma: una stagione per lui tutta in salita dopo l'arrivo di Batistuta e gli screzi con Capello: alla fine, comunque, 13 gol anche quell'anno e qualcuno anche di quelli «pesanti». Ora è tutto un ricordo e, stranezze del destino, l'addio arriva proprio il 2 luglio: lo stesso giorno del 2000 un passaggio chiave della sua carriera in azzurro, l'Europeo sfumato in finale contro la Francia: destino.

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