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I tifosi contestano: vogliamo Fioranelli

Proteste del popolo giallo rosso di fronte la sede della Banca Unicredit. (Foto Gmt)

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Fioranelli ci crede ancora. Nonostante la «conclusione della trattativa» comunicata giovedì da Italpetroli e le accuse alle banche dell'avvocato Nicola Irti (che ieri ha corretto il tiro: «Ho parlato da tifoso, mi auguro che la vicenda si concluda in maniera normale»), l'agente Fifa interessato al pacchetto di maggioranza dell'AS Roma non è affatto intenzionato a gettare la spugna. Ieri avrebbe contattato nuovamente Mediobanca per comunicare la volontà di proseguire nella sua azione, dicendosi convinto di poter presentare le garanzie mancanti.  L'istituto di credito ne ha preso atto. Proprio come ha fatto Unicredit di fronte ai tifosi manifestanti che, nel pomeriggio, si sono radunati all'Eur davanti alla sede della banca in via Tupini per esprimere il proprio dissenso nei confronti del maggiore creditore di Italpetroli, accusato di aver ostacolato le trattative con Fioranelli. «Veni Vidi Vinicio. L'As Roma non si tocca», recitava uno degli striscioni apposti di fronte l'entrata dell'edificio. E ancora: «Profumo (ad di Unicredit, ndr) se non vendi puoi dire addio al conto di due milioni di romanisti». La contestazione ha costretto la polizia municipale a bloccare l'accesso alla strada e solamente a tratti ha dato vita a qualche episodio deprecabile (il lancio di bottigliette all'indirizzo di alcuni impiegati della banca, unito all'esplosione di qualche petardo). La protesta è stata portata da circa cinquecento persone che, munite di sciarpe e bandiere giallorosse, che hanno lanciato cori pro Fioranelli e contro Profumo (che nel frattempo era a Torino) e la Sensi. Intorno alle ore 17, quando già molta gente aveva abbandonato il sit-in, l'episodio più curioso di giornata: Julio Baptista, a bordo della propria vettura, passa tra i manifestanti rimasti, senza per questo essere riconosciuto dai presenti. Poco dopo, via Tupini viene «riconsegnata» alla normalità, ma il popolo romanista continua a manifestare il dissenso nei confronti di Unicredit e Mediobanca attraverso migliaia di telefonate e di fax. Una protesta passionale, lontana dallo stadio, per strillare le proprie ragioni all'indirizzo di economisti e finanzieri. Il pallone, al momento, resta in disparte.

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