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Adesso l'Italia si prenda le sue rivincite

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Eventicertamente non comparabili, e tuttavia mossi, entrambi, da una sorta di solidarietà ecumenica. È soprattutto la successione dei tempi, il G8 a ridosso della manifestazione sportiva, insieme con l'aria che si respira in Abruzzo e che ha come sfondo nefasto il 6 aprile, a rendere inevitabile l'accostamento tra i due eventi. Salvata in zona Cesarini da smarrimenti organizzativi e da voracità di bilanci, Pescara s'è aperta idealmente alla città capoluogo, quasi come un invito alla sobrietà dinanzi alla tragedia dei morti e al lutto dei vivi. Ieri, a tarda sera, la città s'è addormentata con le immagini dei suoni e delle luci della cerimonia d'apertura. Ed oggi, con l'ingresso degli sport d'acqua nel complesso delle Naiadi, s'apre il sipario agonistico d'una delle discipline più attese del prolifico programma dei Giochi, al cui termine verrà assegnato un totale di 1315 medaglie e di cui proprio le specialità natatorie, con le 847 presenze annunciate, offrono la massima frequentazione numerica, più dell'atletica, ferma a 655. Due, soprattutto, gli intenti delle forze locali e dei vertici del Coni: offrire alle rappresentative estere il segno di un'organizzazione dignitosa, e confermare la superiorità tecnica italiana rispetto agli altri paesi del Mediterraneo, testimoniata dal numero di medaglie conquistate nelle 15 precedenti edizioni, 1847, rispetto alle 1487 dei francesi. Il primo auspicio dovrebbe contare sul piglio del commissario governativo Mario Pescante, cui fa da contorno la capacità professionale di collaudati dirigenti dell'ente olimpico come Roberto Fabbricini, Gianni Storti, Luigi Cimnaghi, richiamati alle armi per l'occasione. Quanto ai risultati agonistici, le premesse sono favorevoli ai colori nazionali, vuoi per il clima di casa, vuoi per la discesa in campo di un ragguardevole pacchetto tecnico azzurro. Sempre che lo spirito sia giusto. Anche se, a mente fredda, l'esito di Italia-Siria del calcio indurrebbe a pensare il contrario.

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