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Fioranelli stop, piano bis per la Roma

Totti

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Nella nota, la controllante indiretta del club giallorosso fa sapere che «ad oggi, nonostante gli sforzi profusi, non si sono realizzate le condizioni per proseguire nella valutazione di un'eventuale operazione» per la vendita della Roma alla cordata rappresentata da Fioranelli. Le due paroline chiave, «ad oggi», tengono aperto sulla carta un piccolo spiraglio ma in realtà si starebbe già lavorando all'alternativa di comune accordo tra i Sensi e le banche. Unicredit considera tramontata l'ipotesi svizzera ma non vorrebe forzare eccessivamente la mano: portare i libri in tribunale non conviene a nessuno. Si attende quindi che diventi operativo il mandato a vendere già concordato: in quel caso la Roma verrebbe messa all'asta con base d'asta a circa 200 milioni, tramite una procedura guidata da Mediobanca. «Per noi il tempo è scaduto» fa sapere la banca di Profumo che non vuole però esporsi in prima persona. «Non seguo la vicenda, non so nulla, non sono minimamente coinvolto» ha detto ieri mattina il numero uno di Unicredit. Per evitare di mettere la Roma all'asta, ci sarebbe però pronta una soluzione tenuta nascosta finora dall'istituto di piazza Cordusio che prevede il coinvolgimento di un gruppo straniero ancora misterioso. Dal clan di Fioranelli, nonostante tutto, arrivano ancora messaggi di speranza. «Il comunicato di Italpetroli - spiega l'avvocato De Santis - non chiude la porta assolutamente. Per comprare la Roma bisogna fare discorsi tecnici differenti, servono molte approvazioni, sarebbe più facile acquistare la Fiat....Ma noi andremo avanti». Sembra tanto il canto del cigno. Il nodo resta lo stesso: serve una garanzia a copertura dei 300 milioni pattuiti con i Sensi per quota di maggioranza e opa (c'è chi dice che manchi la fidejussione solo per i 100 milioni dell'opa), visto che Fioranelli vuole mantenere il riserbo su alcuni fondi coinvolti. Ma le esigenze bancarie sulla tracciabilità dei conti lo costringono ad ottenere una ulteriore garanzia come via alternativa: l'agente Fifa l'ha chiesta alla banca svizzera Ubs e fino a ieri sera non l'ha ottenuta. Senza questa carta non si può andare avanti e Unicredit ha già perso la pazienza. Intanto ieri mattina, negli uffici di Italpetroli, è andato in scena il cda della Roma per la relazione mensile al quale ha partecipato anche Rosella Sensi, ormai costretta a seguire impotente gli eventi. La posizione finanziaria netta consolidata del club giallorosso al 31 maggio 2009 risulta positiva per 9,2 milioni, con una riduzione di 9,3 milioni rispetto a fine aprile. La società spiega che il calo è dovuto al soddisfacimento dei fabbisogni della gestione corrente e, in particolare, al pagamento di emolumenti e premi al personale tesserato, di imposte e ritenute fiscali, di contributi previdenziali, e di altri debiti di funzionamento di natura corrente. Ma il vero debito che preoccupa è quello della holding, quasi 400 milioni in totale. Ora che i soldi di Fioranelli sembrano un miraggio, bisogna trovare in tempi brevi un compratore alternativo per la Roma.

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