Al Brasile la finale, al Sud Africa gli applausi
Per i padroni di casa, che hanno comunque giocato meglio, è una mazzata e una beffa. Il Sudafrica, allenato dal brasiliano Santana, parte subito bene, imbrigliando i connazionali del suo Ct soprattutto a centrocampo, dove i padroni di casa chiudono ogni spazio a Kakà impedendogli le sue celebri discese. Così il Brasile crea poco e impegna Khune solo con qualche tiro da lontano, mentre il Sudafrica è molto più pericoloso, tanto che al 21' sfiora la rete con un colpo di testa in mischia di Mokoena di poco alto sulla traversa e al 43' replica con un gran tiro di Pienaar deviato miracolosamente in angolo da Julio Cesar. La terna però non vede la parata e nega il corner ai sudafricani. La ripresa inizia sulla falsariga del primo tempo, con i sudamericani che continuano a non ritrovarsi e gli africani che non mollano di un centimetro, dimostrando di aver preparato benissimo la gara. D'altronde Santana conosce i suoi connazionali e sa come contenerli, tanto che finora non si era mai visto un Brasile così in affanno. Quello che ha travolto l'Italia sembra il fratello bello di questo che soffre contro il Sudafrica, che al 58' impegna Julio Cesar in un'altra parata salva risultato. In pratica la squadra di Dunga è tenuta in piedi dal suo portiere. Chi l'avrebbe detto alla vigilia? E tutte queste trombette fastidiose che ti rimbombano continuamente nelle orecchie continuano a suonare senza sosta. Poi, però, Dunga si sveglia e manda dentro Daniel Alves al posto dell'esausto Santos. E' la mossa decisiva, anche se forse inconsapevole, del mister brasiliano, visto che il giocatore del Barcellona sei minuti dopo il suo ingresso piazza la botta della vittoria con un gran calcio di punizione dal limite.