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Regole invariate e Mosley lascia

I Leader della Fota Luca Cordero di Montezemolo e Flavio Briatore

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{{IMG_SX}}La Ferrari resterà in Formula Uno, e con lei tutte le squadre appartenenti alla Fota E lo faranno alle loro condizioni: niente tetto al budget e, soprattutto, niente più Max Mosley a capo della Fia, la Federazione Internazionale dell'Automobilismo. Dopo più di tre mesi di scontro, ieri il Consiglio tenutosi nella sede della Federazione a Place de La Concorde, a Parigi, ha sancito la pace tra i team ribelli e la massima autorità delle quattro ruote. Ma la vera notizia è che, al termine della battaglia, i nomi dei vincitori e quelli degli sconfitti sono scritti chiarissimamente. Chi pensava che le difficoltà nel siglare un accordo fossero dovute al tentativo di trovare una via d'uscita onorevole per tutte e due le parti in causa, dovrà ricredersi. La pace firmata ieri è soprattutto la vittoria di Luca di Montezemolo e la debacle di Max Mosley che, probabilmente riportato a miti consigli da Bernie Ecclestone, ha non solo accantonato le nuove regole per il prossimo Mondiale, ma ha anche annunciato che a ottobre non si ricandiderà alla presidenza della Fia, smentendo quanto lui stesso aveva affermato il giorno prima. Non ci sarà il campionato alternativo, dunque, e tra gli appassionati c'è anche chi se ne rammarica. Perché la Formula Uno attuale, quella degli sbadigli, meriterebbe un'analisi e cambiamenti radicali per ritrovare un appeal agonistico che si sta perdendo. Ma non è detto che questo non possa accadere in futuro. I team, infatti, si sono accordati per restare nel Circus almeno fino al 2012, ma prima di allora ci sarà la firma di un nuovo Patto della Concordia nel quale potrebbe essere ratificato un ruolo più attivo della Fota nella definizione delle regole. Alla base dell'accordo di ieri, stando alle versioni ufficiali, oltre alla rinuncia alle nuove regole da parte della Federazione c'è anche l'impegno dei team a ridurre progressivamente le spese gestionali «per tornare - ha spiegato Mosley - in un paio di anni ai livelli di spesa dei primi anni '90». Una Formula Uno più «low-cost», ma senza i commissari della Federazione a mettere il naso nei conti delle case automobilistiche, prospettiva che aveva fatto infuriare anche l'Acea, l'associazione dei costruttori europei. Ai nastri di partenza del prossimo Mondiale ci saranno le dieci squadre attuali con l'aggiunta delle tre new-entry annunciate il 29 maggio scorso: Manor Gp, Campos Gp e UsF1. Onore a Luca di Montezemolo che ha saputo tenere sempre salda l'unità della Fota, nonostante il «tradimento» di Williams e Force India che, a conti fatti, hanno scelto il cavallo sbagliato nel momento topico della vicenda. Ma onore anche a Max Mosley, che chiude dopo 16 anni la sua era al comando dell'automobilismo, con Jean Todt pronto a prendere il suo posto alle elezioni di ottobre. Ma al di là dell'appuntamento elettorale, l'avvocato inglese si farà da parte già da adesso, lasciando le decisioni cruciali dei prossimi mesi al senato della Federazione. Con Mosley il Circus ha scoperto l'importanza della battaglia per la sicurezza dei piloti, un versante nel quale, negli ultimi anni, sono stati fatti passi da gigante. Un merito che nessuno potrà negargli. Ma negli ultimi tempi Max aveva perso l'affinità con gli stessi team che, all'epoca dello scandalo sessuale, l'avevano difeso. Con una politica unilaterale, fatta di annunci e di imposizioni che andavano oltre ai poteri ufficialmente riconosciutigli, Mosley si era alienato persino l'appoggio di Bernie Ecclestone. È stato questo, probabilmente, a decretarne la fine. Ecclestone, si diceva. Alla fine della fiera anche il suo nome va ascritto tra i vincitori. Il giocattolo è salvo, lui è sempre al suo posto. Con qualche potere in meno, forse, ma dopo una bufera del genere un sospiro di sollievo è d'obbligo.

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