«Mai più dittatori nel nostro sport»

Ese Mosley dovesse cambiare idea? Se, come ha fatto decine di volte in questa storia, dovesse fare marcia indietro, cercare di risalire sul trono della Federazione e imporre il suo volere? «Lui può anche cambiare idea. Noi, certamente, no». All'uscita dal Consiglio Mondiale della Federazione che ha sancito la vittoria della Fota nel lungo braccio di ferro con la Fia, Luca di Montezemolo, che di questa battaglia è stato il più fiero condottiero, è raggiante. La sua linea ha trionfato. L'aver tirato dritto anche quando sembrava che i tribunali avrebbero dato torto alla Fota ha costretto infine Mosley a capitolare. «A noi interessavano tre cose - spiega il presidente della Fota - e le nostre richieste sono state accolte. La Formula Uno rimarrà tale e non diventerà una Formula 3. Non ci sarà un dittatore che imporrà le regole e i team, che investono e rischiano, avranno sempre più peso in questo sport». Poi è il momento di togliersi qualche sassolino dalle scarpe: «Ha vinto l'unità della Fota. Ecclestone diceva che le nostre carte le dava al cane e Mosley sosteneva di non sapere neanche cosa fosse l'associazione dei team. Ora penso che abbiano cambiato posizione». Conclude ricordandosi di essere anche il patron della Ferrari: «Sono convinto che con la stabilità regolamentare l'anno prossimo le Rosse torneranno a vincere». È il momento del trionfo, e Montezemolo si gode anche i complimenti di Enrico Gelpi, presidente dell'Aci (Automobile club d'Italia), che plaude alla «fermezza del presidente Ferrari che ha fatto vincere tutto lo sport». Ma è anche arrivato il tempo di ricominciare, finalmente, a parlare di quello che accade in pista. Il pubblico è stufo, non solo dell'instabilità regolamentare ma anche di una battaglia che ha fatto passare in secondo piano l'aspetto sportivo del Circus. Lo sottolinea anche il grande ex della Ferrari Michael Schumacher: «Questo compromesso è senza dubbio la soluzione più saggia, sono felice per i tifosi, soprattutto perché ora possiamo tornare finalmente a parlare solo di sport».