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Un'altra storia che puzza di bruciato

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Lasituazione, ennesima e paradossale, che si sta strutturando attorno alla società giallorossa, ha sempre meno del credibile e inizia a prendere i contorni della tragedia. Possibile che la Roma non possa essere ceduta come una qualsiasi altra società? Possibile che chiunque passi dalle parti della capitale (giocatore, manager, tecnico o imprenditore) sia poi costretto a fuggire e visto come Belzebù in persona? Possibile, infine, che le «resistenze», più o meno ufficiali, riescano a far scappare a gambe levate chiunque si avvicini al pacchetto di maggioranza di un club che fin troppo ha sofferto di questa situazione d'empasse? Sì, certo, possibile… ma comunque strano, tanto strano. Così come sono strani questi soldi che prima ci sono e poi d'un tratto scompaiono nel nulla di smentite e comunicati. E poco importa se la firma in calce all'assegnone da 200 milioni porta la firma di Kerimov, Soros, Fioranelli o chicchessia: è la stessa cosa e cambia nulla. Soffia un vento strano, che muove cattivi pensieri su cosa stia realmente accadendo e c'è più di qualcuno convinto che alla fine «‘sta benedetta Roma» non la si vuole far passare di mano: o la si vuole mettere in quelle mani «amiche» (?) di qualcuno ancora mai palesatosi finora. «Giochi di banche» trascrivono spifferi da ambienti finanziari, ma di tempo per giocare ce ne è rimasto poco davvero per una Roma che, oltre ad essere una società quotata in Borsa, e ciliegina sulla torta di una Compagnia Italpetroli indebitata fino al collo, è una squadra di calcio a ridosso di una stagione che non può sbagliare. E per metterla nel modo giusto è forse già tardi. E si faccia in modo che non diventi l' ennesimo alibi per un gruppo che, sfiga a parte, è sempre arrivato una spanna al di sotto delle sue reali possibilità. Comunque vada siamo rovinati, direbbero i pessimisti, e nel silenzio assoluto che regna attorno al vertice societario in queste ore è difficile riuscire a vederla rosa: nonostante l'ottimismo di Fioranelli & Co.. Lui,Vinicio, agente Fifa dal curriculum di tutto rispetto, stimato e apprezzato da buona parte del «pianeta calcio», qualora dovesse saltare l'affare, con l'Italia probabilmente avrebbe chiuso. Difficile riqualificarsi dopo una gaffe così clamorosa, così come sarà difficile far capire a tutti quelli che ha già contattato (procuratori, tecnici, manager) e al popolo giallorosso perché non sia riuscito a comprare la Roma nonostante avesse i soldi… almeno così diceva.

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