Scontro Fia-Fota, ultimo atto a Parigi
E così venne finalmente il punto di non ritorno. In una storia costellata di rinvii, riavvicinamenti, contrasti, di troppi dubbi e nessuna certezza, il Consiglio Mondiale della Fia che si terrà oggi a Parigi renderà con ogni probabilità chiaro se la Formula Uno potrà sopravvivere così come gli appassionati l'hanno sempre conosciuta oppure andrà verso una scissione che rischia di lasciare il campionato «ufficiale» assai povero di contenuti tecnici. Il Consiglio della Federazione si tiene ufficialmente per ridiscutere le contestate novità regolamentari introdotte dal presidente Mosley e che sono la causa principale dello scontro con i team. Ma l'assise parigina sarà soprattutto il teatro dello scontro finale tra la Fia e la Fota. Non a caso Luca di Montezemolo, presidente dell'associazione che riunisce le otto scuderie ribelli, sarà presente per la prima volta a un Consiglio federale. Gli scenari che possono prospettarsi sono quelli di un'improbabile marcia indietro dei team, che potrebbero aver recepito le ultime aperture di Mosley sul tetto al budget, oppure un addio definitivo visto che, al momento, le stesse scuderie hanno rifiutato ulteriori trattative perché «il tempo è scaduto». La speranza della Fota, in realtà, è che il Consiglio possa sfiduciare e costringere alle dimissioni Mosley, specie dopo che anche l'Acea, l'associazione che riunisce i costruttori di macchine europee, ha bocciato la gestione autoritaria dell'avvocato inglese. A questo proposito il «Times» aveva pubblicato ieri un retroscena secondo il quale Mosley sarebbe stato pronto a farsi da parte nelle prossime elezioni di ottobre a patto che i team scissionisti rinuncino al loro campionato alternativo. Un passo indietro per salvare la Formula Uno. Un gesto nobile che, però, il diretto interessato ha subito smentito, sottolineando, anzi, come sia stata «l'arroganza dei team nel volersi scrivere da soli le regole a convincermi a cambiare le mie intenzioni, che inizialmente erano quelle di non ripresentarmi per la presidenza». Molto dipenderà, ha continuato Mosley, dall'atteggiamento di Montezemolo nella riunione di Parigi. Insomma, gli animi sono ancora tesi ma di una cosa, almeno, si può star certi. Il tempo dei bluff è finito: da domani, qualsiasi sia l'esito del Consiglio, si incomincerà a lavorare sul serio. Sulla strada della pace o su quella del divorzio.