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Lippi: cambio l'Italia

Marcello Lippi arriva all'aeroporto di Fiumicino dal Sud Africa

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L'ora di cambiare. Per giorni e giorni la formula non è piaciuta a Marcello Lippi, nè la pronuncia esplicita il commissario tecnico deluso e sincero che il giorno dopo i tre «schiaffi presi dal Brasile» analizza il fallimento in Sudafrica, a un anno dal Mondiale. Ma tant'è, a saper leggere la disamina del ct: la sua nazionale correrà ai ripari. «È il momento più brutto della mia gestione azzurra - ammette Lippi - visto che abbiamo perso la fiducia in noi stessi. Se le cose vanno male, si pone rimedio: non capisco l'accanimento verso i veterani, ma io non avevo mai detto che questi sono i giocatori per il 2010 e questi restano. Non ho gli occhi foderati di prosciutto. Ora mi sono schiarito le idee: e non solo sui veterani, anche sui nuovi. Un conto è giocare contro Montenegro o Moldavia, un conto qui o sette partite al Mondiale». La chiama «ricostruzione», Lippi, già dalla prima risposta fiume: dodici minuti e otto secondi di monologo per replicare a una semplice domanda su eventuali rimorsi per la delusione in Confederations. Come volesse togliersi un peso dentro, tutto quel che si aspettava e non è arrivato. «Sono abituato a ripensare sempre le mie scelte. Non è puntiglio o dispetto, ma fermissima convinzione: 10 o 11 giocatori del 2006 possono essere importanti per il 2010. Senza dimenticare che c'è una qualificazione da ottenere». Il problema è di caratura tecnica. «De Rossi dice che non rinasceremo mai brasiliani ma bisogna crescere tanto col pallone tra i piedi? Ecco, appunto. Non dimenticate che anche nel 2006 il Brasile era la squadra più forte del mondo poi per motivi che non conosciamo arrivò non al top, uscì agli ottavi. Crisi tecnica del calcio italiano? Certo, leggere ogni giorno che Kakà va via, Maicon vuole andare, Pirlo è cedibile fa una brutta sensazione. Il campionato si sta impoverendo». E allora Lippi ammette che l'Italia del 4-4-2 schierata nella ripresa col Brasile funziona di più. «Anche nel modulo cercherò soluzioni più equilibrate, perchè in certi momenti si soffre».

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