Confederations Flop

L'Italia non batte il Brasile dal 1982, ma quella di Pretoria è una lezione davvero severa. Il 3-0 con il quale gli assi verde-oro spediscono a casa la nazionale di Lippi deve far riflettere non solo il ct, ma l'intero movimento. In questa Confederations Cup non ha creduto mai nessuno e il risultato lo conferma, così come le prestazioni della squadra. I campioni del mondo escono al primo turno eliminati dalgi Usa e dopo una sconfitta con l'Egitto. Una disfatta. Questa volta Lippi cerca di riportare Pirlo al centro del gioco schierando un quadrilatero a centrocampo che vede il milanista vertice alto, De Rossi basso a protezione dei centrali e Camoranesi e Montolivo intermedi rispettivamente a destra e a sinistra. Nei primi 15' la soluzione parrebbe funzionare ma davanti c'è il Brasile e Maicon ci mette poco a capire che così le fasce sono sguarnite e che dalla sua parte, con la collaborazione di Ramires, può creare problemi. In effetti Montolivo gioca con una flemma inspiegabile e Dossena è sempre preso in mezzo e spesso fuori posizione, anche per la mancanza di collaborazione di Iaquinta. Dalla parte opposta Kakà e Robinho si cercano spesso, Andre' Santos si accentra sfruttando lo spazio che gli lascia Camoranesi con la conseguenza che le maglie verde-oro turbinano intorno al povero Zambrotta. Il 3-0 del primo tempo si spiega soprattutto così. Nella prima frazione, nonostante alcuni tentativi promettenti di Pirlo in apertura, gli Azzurri non sono mai pericolosi. Il Brasile, invece, prima dei tre gol coglie due pali. Il primo al 7' con Ramires imbeccato dal «Fabuloso» Luis Fabiano, un altro al 33' quando Lucio, sugli sviluppi di un corner, ipnotizza Iaquinta, va sul fondo e mette in mezzo un pallone che De Rossi devìa sul palo. Il Brasile capisce che è il momento di schiacciare il pedale dell'acceleratore e per l'Italia si fa notte. Al 34' un cross di Ramires da corner sorvola l'area senza che nessuno intervenga, giunge ad Andre' Santos che impegna Buffon in un difficile intervento. Questo è il preludio al vantaggio degli uomini di Dunga che arriva al 37' quando l'ennesima iniziativa di Maicon consegna il pallone sui piedi di Luis Fabiano che incrocia e batte Buffon. Lippi cerca di mettere una pezza e spedisce Rossi in campo per Iaquinta, ma lascia sul terreno di gioco Toni troppo lento e fuori dal gioco. Al 43' Luis Fabiano perfeziona la sua doppietta in capo a una ripartenza da incorniciare. Tutto comincia da Robinho che converge da sinistra verso il centro e serve Kakà sulla corsa. Il neo-madridista chiude perfettamente il triangolo, Robinho finta e fa sfilare il pallone mandando fuori tempo De Rossi, per Fabiano è un gioco battere Buffon, 2-0. Passa un minuto e la marea verde-oro rompe gli argini. Stavolta è Giuseppe Rossi che perde palla al limite dell'area brasiliana, Kakà serve lungo linea Robinho che brucia la fascia e mette in mezzo per Ramires. Il tentativo di anticipo in scivolata di Dossena è disperato e spedisce la palla in rete per un 3-0 che schianta le speranze azzurre. Nell'intervallo Lippi decide di lasciare negli spogliatoi Montolivo, autore di una prova che ne denuncia crudelmente i limiti di personalità a questi livelli, e mandare in campo Pepe. L'ala udinese regala vivacità alla manovra azzurra e, soprattutto, ne allarga la prospettiva sulla fascia destra. Il risultato sono diversi cross interessanti e un tiro che viene ribattuto da Lucio a Julio Cesar battuto. Il forcing azzurro del secondo tempo produce solo due sinistri da fuori area di Giuseppe Rossi, l'unico a cercare la porta, neutralizzati in sicurezza da Julio Cesar, oggi il miglior portiere del mondo. A parte questo, l'Italia di Lippi naufraga alla vana ricerca del gol che, nonostante tutto, varrebbe la qualificazione alla semifinale in virtù della vittoria degli Usa sull'Egitto, Dossena lo sfiora all'ultimo minuto. Tutti a casa.