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I team non fanno retromarcia e puntano al campionato alternativo Alonso: «La F1? Non c?è più»

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Dopol'annuncio dei team «ribelli» di voler dare vita ad un campionato alternativo all'attuale Formula 1, la Fia replica accusando la Fota - e «in particolare la Ferrari» - di «gravi violazioni dei regolamenti». E annuncia di aver dato mandato ai suoi legali di procedere nei loro confronti. «Siamo stati costretti - tuona il presidente Fia, Max Mosley - quando le squadre torneranno ad avere buon senso questa storia finirà». La replica, questa volta, è affidata al team principal della Renault, Flavio Briatore: «Azioni legali? - si domanda ironico - pensavo annunciassero le squadre del prossimo anno». La scadenza, che era stata fissata per oggi, è stata congelata dalla Fia in attesa che «faccia valere i suoi diritti legali». E la Formula 1 resta nel caos. A Silverstone, dove domani si corre l'ottava prova di un mondiale dal futuro sempre più incerto, è andato in scena l'ennesimo braccio di ferro tra il governo dell'automobilismo e le squadre. Un'altra giornata di scambi d'accuse, minacce, e comunicati stampa incrociati. A dare inizio alla battaglia di carte bollate, dopo il comunicato delle otto scuderie «scissioniste» dell'altra notte, è stata la Fia. In una nota la Federazione si è detta «delusa, ma non sorpresa dell'incapacità della Fota a raggiungere un compromesso nel migliore interesse dello sport. È chiaro - si legge nel comunicato - che elementi interni alla associazione hanno puntato a questo risultato e non hanno affrontato le discussioni in buona fede». Poco dopo, sul circuito del Northampton Shire che un tempo era una base aerea della Raf, arriva Mosley in persona. «Resto fiducioso», dice ai giornalisti che gli danno l'assalto prima di iniziare un lungo confronto con il patron del Circus, Barnie Ecclestone. «Io preoccupato? Niente affatto, non lo sono», aggiunge con fare sicuro. Intanto, però, dopo Alonso anche Vettel - dominatore delle prove libere di ieri con la sua Red Bull - si schiera dalla parte dei team. «Voglio correre con i piloti migliori e questo dice tutto: io sto con la Fota», è la sua dichiarazione. «Il tempo di scherzare è finito - ribadisce il ferrarista Massa - correremo nelle competizioni migliori». Alla faccia del presunto tentativo di mediazione che, secondo indiscrezioni, avrebbe cercato di compiere Ecclestone. «La decisione è presa, non abbiamo più nessun interlocutore», sostiene Briatore, che fissa il prossimo scontro al Consiglio mondiale della Fia di mercoledì prossimo. «I team vogliono la testa di Mosley», confermava più distante Jackye Stewart, tre volte campione del mondo e nemico da sempre della Federazione. «Molte scelte fatte negli ultimi anni - è il suo giudizio - sono francamente discutibili». Parole dette fuori dai denti, senza i tanti giri di parole della politica e della diplomazia. Quelle che, nel tardo pomeriggio, abbandona anche la Fia: «Le azioni della Fota, e della Ferrari in particolare, vanno incontro a gravi violazioni della legge - afferma - ivi incluse le interferenze con dolo dei rapporti contrattuali, diretta violazione di obblighi giuridici della Ferrari e una grave violazione del diritto sportivo. La Fia - è la sua cannonata - inizierà senza indugio un procedimento giudiziario». «I team recitano una messinscena - rincara la dose Mosley - le scuderie non hanno le capacità di mettere su una organizzazione complessa come quella di un campionato di Formula 1. Vedrete - è la sua previsione - che la situazione si risolverà prima dell'inizio della prossima stagione». Sarà, ma intanto la Ferrari, che non ha voluto commentare la bordata di Mosley, precisa di «aver già avviato, lo scorso 15 giugno, un arbitrato per tutelare il rispetto dei propri diritti contrattuali nei confronti della stessa Federazione, inclusi quelli relativi al rispetto delle procedure di adozione dei regolamenti e al diritto di veto». E oggi è un altro giorno: la battaglia, c'è da starne certi, non è ancora finita.

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