Il mal d'Africa L'Egitto umilia l'Italia
Alessandro Fusco L'Italia rimedia la prima sconfitta della storia con l'Egitto. Questo 1-0 subito dai Faraoni complica il cammino verso le semifinali, ora contro il Brasile è obbligatorio vincere. Lippi schiera il tridente dinamico con Quagliarella, Rossi e Iaquinta per creare problemi al 5-3-2 di Sheahta, arroccato attorno ad H. Said, libero staccato come non si vedeva dai tempi del greco Traianos Dellas. L'altro Said, con trascorsi A Bari, Firenze e Messina, è incollato a Giuseppe Rossi e non lo molla un minuto. Nei primi 25' gli Azzurri mantengono il possesso e l'iniziativa ma di pericoli a El Hadary non se ne parla, fatta salva una conclusione da fuori di Giuseppe Rossi al 24'. Rispetto al match con gli Usa Pirlo, sempre defilato a sinistra, cerca di più la collaborazione di De Rossi che è più coinvolto nella costruzione. L'idea di gioco prevede frequenti tagli di Iaquinta da destra verso il centro ma i palloni di Pirlo non mettono mai in crisi la difesa dei Faraoni. Quagliarella è troppo fuori dal gioco e confinato a sinistra, dove toglie spazio alle discese di Grosso. Dall'altra parte Zambrotta è preoccupato da Moawad e si propone quasi mai. Solo al 24', come detto, la prima conclusione pericolosa degli Azzurri con un sinistro di Rossi, troppo poco. Gli egiziani, gli unici che riescono a discutere tra loro e con il proprio allenatore nonostante il frastuono delle terribili trombette «vuvuleza», prendono coraggio e cominciano a proporsi dalle parti di Buffon, fino a batterlo al 40' con quello che sta diventando un classico negativo del repertorio della difesa azzurra di questi tempi, la rete subita di testa sugli sviluppi di un calcio piazzato. Questa volta è De Rossi a perdersi la marcatura di Homos che gli salta alle spalle e impatta il pallone da centro area in maniera perfetta. Buffon immobile e 1-0. Il primo tempo finisce senza che gli uomini di Lippi riescano ad organizzare una reazione. La seconda frazione si apre con un'occasione nitida per l'Italia. Al 54' Pirlo con un delizioso esterno destro pesca in area l'ennesimo taglio di Iaquinta alle spalle di Said, ma lo juventino non riesce a coordinarsi per battere El Harady. Al 57' Lippi decide un doppio cambio. Se Montolivo per Gattuso è routine, Toni per Rossi è meno condivisibile. L'italiano nato in New Jersey è certamente il più tonico e propositivo dell'attacco azzurro, l'unico a liberarsi alla conclusione. Con la coppia «pesante» Iaquinta-Toni Lippi manda in campo Pepe per Quagliarella, e l'ala di Udine regala vivacità. Al 68' mette in mezzo un pallone che scavalca sia Toni che Iaquinta, poi al 70' manda in area un pallone che Iaquinta controlla e scaglia verso la porta ma El Hadary si conferma la Grande Diga, come lo chiamano sotto le Piramidi, e neutralizza con i piedi. Al 74' Montolivo ha sul piede destro il pallone del pareggio ma dall'altezza del dischetto del rigore si fa ipnotizzare da El Harady che ribatte la conclusione troppo centrale. La generosità non manca ma la lucidità sì e il forcing azzurro produce solo un fortuito incrocio dei pali colto da un inesauribile Iaquinta. Troppo poco per pareggiare, e domenica c'è il Brasile.