Condannati e umiliati da un Faraone
Stavolta un tempo non basta, grande cuore nella ripresa, quattro nitide occasioni da gol, ma Al Hadary è un vero Faraone, è lui a regalare all'Egitto una vittoria legittimata, tuttavia, da un primo tempo che ha confermato tutte le difficoltà azzurre in questo periodo.. Difesa centrale deficitaria in Chiellini, De Rossi assiduo e ordinato soltanto alla distanza, Pirlo a strappi, sofferta la marcatura a uomo degli africani. E così il miraggio della semifinale è lontano, facile l'ultimo ostacolo per l'Egitto, terrificante per i nostri che aspettano il Brasile. Come primo impatto con la Confedrations Cup, non poteva andare peggio. All'agilità di Giuseppe Rossi e Quagliarella Lippi ha deciso di offrire l'apporto di una punta potente, ma anche molto mobile, come Iaquinta, ma l'Italia ha subito denunciato le consuete difficoltà nell'approccio alla gara. Contro la diga egiziana, spesso puntellata da un libero alle spalle, ci sarebbe voluta una velocità di esecuzione sconosciuta ai nostri alfieri, chiara renitenza anche ai movimenti per dettare il taglio immediato da De Rossi e Pirlo, troppo spesso visti alzare la testa a invocare la disponibilità di un compagno. In tutto il primo rempo, un paio di tentativi, prima Iaquinta e poi Rossi, attento Al Hadari soprattuto sul bel sinistro del giovane attaccante. Pericoloso Fathi sulla destra, insidiosi i tagli di Zidan, ripresosi al volo da un problema muscolare. La nostra difesa, che aveva rimediato bene in un paio di occasioni, si è arresa a cinque minuti dal riposo, su corner imperiosa la zuccata di Homos in anticipo su De Rossi e Cannavaro. Partenza in salita, e non è una novità. E stavolta non ci saranno miracoli. Ammesso che i confronti indiretti abbiano una loro valenza, la sfida di domenica tra Italia e Brasile dovrebbe annunciare nuvole di tempesta per i nostri bravi ragazzi. Quegli States che per un'ora avevano creato all'Italia disagi angosciosi, nonostante l'uomo in meno, di fronte ai verdeoro si sono letteralmente dissolti, rendendo il confronto perfino imbarazzante. Dopo le firme di Felipe Melo, Robinho e Maicon su un risultato mai in discussione, il Brasile ha sfiorato più volte la goleada, consentendosi anche di dare fiato a Juan, Kleber, Dani Alves e, a gioco lungo, anche a Kakà, Lucio e Luis Fabiano. Dunga ha tentato, con la sua giacca marrone violaceo e camicia azzurra sopra una maglietta rosso fuoco, di riabilitare l'allucinante abbigliamento dell'Italia. Non c'è riuscito.