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Altro che scissione, la Lega farà marcia indietro

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Calciocon i soldi e calcio che fa fatica ad arrivare alla fine del mese definitivamente opposti. Fu scelto perfino il nuovo «presidente», quel Maurizio Beretta che aveva lavorato in Confindustria. Grandi progetti, grandi dichiarazioni. Poi, però, si è dovuto fare di conto. Con i regolamenti. Perché la Lega di A e B non si può separare così, per la volontà di 19 presidenti su 42. Da qui le liti e la decisione obbligata della Federcalcio di nominare un commissario straordinario, quel Giancarlo Abete che ha guardato ai regolamenti. Ecco, adesso, al netto di brindisi e forze centrifughe, si scopre che la Lega non si separerà per niente. Che la serie A, certo, dovrà veder soddisfatto il proprio prodotto venduto - i soldi da incassare - ma che la B non è e non può essere una scarpa vecchia da buttare via. Una soluzione, questa, che i più attenti osservatori avevano già ipotizzato all'indomani della scissione, strombazzata da molti presidenti più ricchi ai quattro venti. Si dirà: le strategie classiche delle trattative. Chiedere 100 per ottenere almeno 50. Sarà. Il fondato sospetto, tuttavia, è un altro. E' che i protagonisti del nostro pallone, i dirigenti, i presidenti, non perdono occasione per collezionare brutte figure. No, non stiamo parlando solo di esoneri a grappoli, di contratti faraonici, di bilanci che languono per colpa delle cattive gestioni. Ma anche dell'assoluta ignoranza dei regolamenti, della capacità di gestire con saggezza e lungimiranza un «giocattolo» indistruttibile come il nostro pallone. Poi si scopre che i campionissimi se ne vanno via; che qui mancano stadi adeguati, che le tasse sono altissime. Viene da chiedersi: e ci volevano le offerte per Kakà e la scelta di Ancelotti di andare a Londra per sapere queste cose? Non era forse il compito dei presidenti «leggere» in anticipo questi scenari? Poi, certo, ci si divide dalla B, si brinda al nuovo corso. Che nuovo corso non è, come stabilirà a breve il commissario straordinario Abete. La speranza è che il livello della Lega - non solo degli introiti - cresca in fretta. Perché il nostro calcio, quello della nazionale campione del mondo, merita dirigenti all'altezza.

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