Non mi piace ma ho fiducia nel presidente
Nonho dubbi che sia un gran lavoratore: se lo dicono tutti deve essere vero. Né che sia bravo: prima ancora di Arrigo Sacchi (che tanto ormai parla bene persino di Capello), lo dicono i risultati che ha ottenuto a Cagliari e Palermo nonché il modo in cui giocano le sue squadre. Né, infine, dubito che sia una persona per bene: la sua spiegazione del divorzio da Zamparini non fa una piega. Il problema, per quanto mi riguarda, è – come dire? - di pelle. A me ‘sto Ballardini tutto tosto e tirato a lucido, cranio rasato, mani ai fianchi e piglio severo, RayBan specchiati a nascondere gli occhi, a me, dicevo, ricorda pericolosamente Robert Duvall in «Apocalypse Now», il colonnello americano che spazza via un villaggio vietnamita con gli elicotteri perché sulla spiaggia vicina ci sono le onde migliori per fare surfing. Intendiamoci, se le truppe biancocelesti di Ballardini riducessero le aree nemiche come il napalm di Robert Duvall riduceva quel povero villaggio non è che mi dispiacerebbe. Ma non è questo il punto. Il punto è che un tipo così – se davvero è così, intendiamoci – è molto poco laziale. Non voglio dire che era «laziale» Delio Rossi, con i suoi quattro capelli dritti, la barbetta incolta, la cravatta allentata e le scarpe da ginnastica. Ma neppure la palestrata efficienza ballardiniana corrisponde a quello che, secondo me, è l'archetipo dell'allenatore biancoceleste, che io idealizzo in un mix fra la paterna organizzazione maestrelliana, il disincanto integralista di uno Zeman, l'ammiccante serenità erikssoniana e l'impeccabile aplomb sportivo di uno Zoff. Chiedo troppo, lo so. Anche perché uno così non c'è, né sul mercato né altrove. E allora mi ritrovo costretto a fidarmi del naso di Lotito, che di sbagli ne fa tanti, come tutti noi, ma che è uno che pensa con la sua testa e alla fin fine difficilmente toppa le scelte di fondo. Se nonostante le lenti scure ha davvero la vista lunga, così come dicono i suoi estimatori, il 45nne Ballardini dovrà riportarci subito là dove saremmo dovuti stare se Delio Rossi non avesse smarrito le chiavi dello spogliatoio. E poi, se ci riuscirà, decideremo assieme che cosa fare da grandi.