Ballardini: "Sarà una grande Lazio"
{{IMG_SX}}E' entrato nel mondo Lazio in punta di piedi, senza fare proclami, senza cercare effetti speciali per stupire i presenti. Nel suo primo giorno da laziale Davide Ballardini ha tirato dritto per la sua strada: profilo basso, idee chiare, molte certezze e qualche dubbio - legato all'organico - che spera di potersi lasciare quanto prima alle spalle. «La Lazio è una grandissima società - ammette l'allenatore romagnolo - qui c'è grande interesse intorno alla squadra e tanta pressione positiva. Abbiamo il dovere di essere sempre competitivi: l'Europa è una bella vetrina, dovremo meritare questo palcoscenico ogni giorno, con il lavoro». Ballardini ha una visione quasi maniacale della sua professione, per questo ha deciso di vivere all'interno del centro sportivo di Formello. «Conosco bene le caratteristiche dei miei giocatori - continua il neo allenatore laziale - sono tanti e di ottimo livello: il mio compito sarà quello di mettere sulle loro caratteristiche tecniche il vestito giusto. Prima di cercare altro sul mercato, vorrei valutare il materiale che ho a disposizione. Zarate? Ha qualità fuori dal comune, ma deve avere l'ambizione di crescere ancora. Nedved? E' un grande campione: non chiedetemi altro, sono argomenti che riguardano la società. Acquafresca? Credo sia un discorso prematuro, con il presidente abbiamo appena accennato al mercato. Lotito è una persona piena di energia: ha voglia e passione. Sono grato a chi mi ha scelto - continua l'allenatore di Ravenna - la Lazio è un club prestigioso, per me è una grande responsabilità, ma è una responsabilità piacevole. La società mi ha chiesto lavoro e passione per poter crescere ulteriormente». Il tecnico romagnolo ha già studiato la sua "casa": un centro sportivo di primissimo livello dove svilupperà le sue metodologie di lavoro. «Gli allenamenti saranno diversificati - puntualizza Ballardini - i ragazzi lavoreranno frequentemente con la palla, voglio che tutti siano partecipi. Il mio calcio è attenzione, divertimento, qualità e organizzazione. Onorato dalle parole di Arrigo Sacchi, ma il mio metodo di lavoro è totalmente diverso dal suo: noi puntiamo sul gioco, lo scomponiamo e andiamo sui singoli. Lui fa l'esatto contrario. Mi presenterò alla squadra per quello che sono, un uomo con i suoi pregi e i suoi difetti. Vorrei un paio di giocatori per ruolo, quando la rosa è troppo ampia si corre il rischio di non coinvolgere tutti. Progetto? In Italia non esistono progetti: un giorno sei un genio, il giorno dopo ti giudicano in maniera opposta. Per questo me ne sono andato da Palermo, perchè Zamparini non mi ha rispettato come persona. Non è vero che non accetto il confronto tecnico con i presidenti, ci mancherebbe altro. Loro sono quelli che mettono i soldi, hanno tutto il diritto di esprimere un loro parere, ma poi giudico e decido io, di testa mia. Se non facessi così mancherei di rispetto al presidente: lui mi paga per fare delle scelte. Sono un tecnico che parla poco: chi parla con frequenza non viene ascoltato, a me bastano poche parole. Da giocatore ero un centrocampista centrale, mi piaceva giocare con la palla tra i piedi, un po' meno quando c'era da correre. Il mio idolo era Johan Cruyff, ma lui era un'altra cosa...».