Meglio una Rometta che i libici

Carmellini,ti voglio bene e ti apprezzo come giornalista e come fervente diacono giallorosso, tuttavia l'entusiasmo che denoti per l'eventualità che la Magica finisca nelle mani di Gheddafi evoca l'insano gesto dell'innamorato depresso che si spara in mezzo alle gambe. Stimo, altresì, il ministro Scaiola, sempre positivo nel fare e talmente umano da tifare non Sampdoria, bensì De Rossi e Spalletti, eppure l'insistenza nel suggerire al dittatore libico l'acquisto della Lupa rimanda a certe sue sballate esternazioni, che gli tarparono, oltremodo, le ali. «Roma o morte», fu l'imperativo di chi fece l'Italia, tuttavia Garibaldi ed i martiri della Repubblica romana del 1848 avevano in mente la capitale della Patria finalmente unita, non l'A.S. Roma, per la quale, così come per la S.S. Lazio, si può pure morire, ma soltanto nel caso disgraziato che ci si imbatta in Spaccarotella. Il liberalsocialista figlio di Mosè Carlo Rosselli svelò al mondo, una volta per tutte, che il fine è nulla, mentre i mezzi sono tutto. Traducendo in linguaggio pallonaro, Rosselli ci dice che una presunta Roma da scudetto o da Coppa dei campioni non giustifica, comunque, la pacchianeria delle sfilate domenicali di amazzoni e dromedari. Da romanista, caro Carmellini, ti dico che Gheddafi e le sue divise da musicante della banda di Vitorchiano, stando al Kitsch storicamente dato - ricordi il presidente biancoazzurro col felino africano al guinzaglio? -, è roba da laziali, giammai da romanisti. Noi abbiamo buon gusto e burini non siamo, perciò meglio la Rometta dignitosa, povera ma bella, che una ricca Roma cocotte. Amico Carmellini, ti preannuncio, inoltre, che il football non si sente tanto bene. Lo stanno ammazzando i presidenti che spendono e spandono come se i milioni - ma sono davvero soldi loro? - siano bruscolini e proprio nel bel mezzo della crisi globale. Non penso solo ai dementi spagnoli, visto che il cretinismo presidenzialcalcistico abbonda in tutta Europa. Codesti ricconi prodighi, incontinenti e incompetenti, che amano le squadre composte da un portiere e dieci attaccanti, prima o poi, scudetti e coppe se li rimireranno dietro le sbarre. A parte i buffi con le banche e le altre svariate fattispecie di reato, temo che questi ricchi scemi dovranno rendere conto ai giudici della Norimberga del più efferato delitto epocale, cioè d'avere, in concorso con procuratori ed altri, assassinato il football, il gioco più bello del mondo. Dammi retta, Carmellini, meglio la nostrana Rometta di Rosella che la Roma libica di Allah. *deputato Pdl