Confederations, chi vince poi non diventa campione del mondo
Consideratada due edizioni una prova generale dell'organizzazione per il Paese che ospita i Mondiali l'anno successivo, è molto meno indicativa per valutare lo stato di forma delle squadre che la disputano. Nelle edizioni che hanno preceduto i Campionati del Mondo, infatti, non è stata mai vinta dalla Nazionale che poi avrebbe conquistato il titolo iridato, anche perché, in molti casi, i futuri campioni non vi hanno preso parte. Nel 1992, ad esempio, fu l'Argentina a conquistare la Confederations Cup. Due anni dopo, però, i Mondiali Usa furono vinti dal Brasile, che in Arabia Saudita non c'era proprio. Stessa storia nel 1997: vittoria in Confederations del Brasile, trionfo iridato per la Francia. Ruoli invertiti nel 2001, con i galletti che vincono le «prove generali» eliminando proprio il Brasile in semifinale, che però si rifa con gli interessi l'anno successivo trionfando al Mondiale. Infine, nel 2005, la Confederations la vince il Brasile mentre gli italiani sono a casa a guardare la televisione. Poco male, l'anno dopo ci sarebbe stato il trionfo azzurro a Berlino. Insomma, un po' come accade per il Trofeo Berlusconi a inizio campionato, conviene non vincerla. Una poca attenzione verso il risultato finale che si tramuta, in forma inversamente proporzionale, in un'alta dose di spettacolo. Bando ai tatticismi, in Confederations conta soprattutto divertirsi. Anche così si spiega la bassissima percentuale di pareggi (solo 16 su 92 partite) registrata nelle precedenti edizioni del torneo. Car. Sol.