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Real, altro pianeta

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FlorentinoPerez, presidentissimo del Real, non ha perso tempo: eletto poche settimane fa, di fronte alla tripletta degli odiati catalani, ha messo mano al portafoglio. 67 milioni e 200 mila euro (chissà poi, perché quesi 200mila?) per il milanista, a cui andranno 10 milioni di euro netti all'anno per 6 anni; 93 milioni e 200 mila euro (evidentemente è una scaramanzia, un vizio, un mistero) per Cristiano Ronaldo, che percepirà un ingaggio più o meno uguale a quello del brasiliano: 10 milioni netti per i canonici 6 anni. Facciamo le somme? 160,4 milioni di euro per i due cartellini, più un monte stipendi per i due campioni che si può stimare sui 120 milioni di euro al netto delle tasse. E proprio qui sta il punto: le tasse. In Spagna è prevista una agevolazione di 5 anni per i giocatori extracomunitari che riduce di molto l'incidenza della percentuale tassabile. Ma questo non può bastare da solo a spiegare questa escalation mostruosa. In realtà i soldi ci sono e vengono spesi, ma Real e Barcellona hanno debiti mostruosi. I bianchi cari a Re Juan Carlos superano i 500 milioni di euro; i catalani che infiammano Zapatero accusano 439 milioni di euro di deficit. Certo tra marchi protetti, diritti televisivi, stadi di proprietà e altri introiti le entrate sono ottime e superano in entrambi i casi i 300 milioni di euro a stagione, ma c'è poco da fare: facendo i conti, il buco è sempre intorno ai 200 milioni di euro. Un po' come accadde all'Italia del pallone dieci anni fa. Ricordate? Era la Lazio di Cagnotti, il Parma di Tanzi, il Milan di Berlusconi, l'Inter i Moratti: cifre da capogiro che indebitarono tanto il nostro pallone e mandarono all'aria i due presidenti che non sono più nel calcio, con le rispettive aziende. Il passo iberico, o meglio, il paso-doble è impressionante. Specie se Ibrahimovic sarà - a quota 80-90 milioni di euro - del Barcellona. Ecco la Liga, indebitata, ma con un classico (sarebbe il derby) così concepito: da una parte Kakà e Cristiano Ronaldo, dall'altra Messi e Ibra. Saranno pure pieni di «buffi» ma che spettacolo.

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