I privilegi fiscali degli spagnoli
Celebratissimo:non tanto per il suo talento e la sua potenza atletica, indiscutibili, quanto per la cifra di acquisto, cento milioni di lire, un record, sborsati dal Comandante Achille Lauro. Ai giorni nostri, fatti i debiti conti, troppi sarebbero gli istituti di credito ridotti sul lastrico, al di là di quelli che la crisi mondiale aveva già messo in ginocchio. Chi aveva sgranato gli occhi di fronte alle cifre dedicate al trasferimento in Spagna di Ricardo Leite, affettuosamente Kakà, magari non si sarà più meravigliato quando un nuovo record mondiale in fatto di campagna acquisti è crollato miseramente. Ottanta milioni di sterline, circa novantatre milioni di euro, destinazione sponda United di Manchester, neanche il mitico Sir Alex Ferguson è riuscito a rimanere insensibile di fronte alla faraonica offerta del Real. Adesso sì, tornato a pieno titolo «galactico», anche se la imponente schiera di attaccanti di lusso non dispone di quei preziosi filtri ricorrentemente spediti altrove, da Makelele a Cambiasso, tanto per fare un paio di nomi significativi. Quel lustro che il calcio italiano si era guadagnato negli ultini decenni, e che poi aveva trasferito più che altro agli inglesi, adesso è emigrato forse in via definitiva in Spagna, al di là del trionfo europeo del fantastico Barcellona di Pep Guardiola. Ci si deve rassegnare all'evidenza, il palcoscenico maestoso non abita più qui, nulla si può opporre allo strapotere dei privilegi fiscali spagnoli, comunque magari fossero tutti qui i problemi dell'Italia, il prezzo di un tonfo cosmico dobbiamo pagarlo anche noi. Rivolgiamo occhi malinconici anche alla Capitale: se la Lazio ancora prende tempo per dare una risposta a interrogativi ricorrenti, la Roma sta a guardare anche in presenza di problemi in apparenza semplici. Non esulta il tifoso quando legge che nella trattative tra Juve e Udinese per D'Agostino potrebbbe essere inserito Motta: fino a prova contraria un giocatore della Roma, sempre che venga onorata la cifra fissata per il riscatto. Di fronte alle cifre che dall'estero ci frastornano le orecchie, tre milioni e mezzo sono spiccioli: per tutte le casse, ma per ora non per quelle giallorosse, sempre in attesa che una o più mani pietose vengano a proporre all'orizzonte qualche spiraglio di luce. Spera, il popolo romanista, che i recenti rinnovi di contratto non rappresentino un escamotage, per evitare almeno quei saldi di stagione che hanno precedenti da brividi, dai quattro soldi per Cassano allo zero assoluto per Cafù, per sei anni colonna del Milan. Non resta che invocare, devotamente, una svolta.