Button, re della "Formula Noia"
Deve davvero essere un genio, Max Mosley. La Formula Uno sta vivendo, dal punto di vista sportivo, una delle annate più noiose che si ricordino, con entrambi i titoli già virtualmente assegnati a un terzo del campionato. E i soli trentamila spettatori presenti sugli spalti dell'Istanbul Park sono l'emblema del disamore del pubblico per uno sport incapace di rinnovarsi e di ritrovare spettacolarità. E allora il presidente della Fia cosa si inventa? Fa approvare unilateralmente un regolamento quantomeno discutibile, apre un guerra con i team storici portandoli a minacciare la scissione e, in questo modo, guadagna pioggie di titoli sui giornali e distrae tutti da quello che (non) accade in pista. Diventa veramente difficile raccontare il Gran Premio di Istanbul. Come a Montecarlo, la gara finisce al primo giro. Vettel riesce a conservare il primo posto dall'attacco di Button, ma alla curva nove va largo, finisce sulla terra e l'inglese della Brawn lo supera volando indisturbato alla conquista della sesta vittoria in sette gare - eguagliato il record di Jim Clark e Michael Schumacher - e mettendo in chiaro ancora una volta - come se ce ne fosse bisogno - che quest'anno non ce ne sarà per nessuno: lui vincerà il suo primo titolo, la Brawn dominerà tra i costruttori. La gara turca poteva essere una svolta nella stagione. Nella settimana di avvicinamento si era parlato delle possibilità di vittoria della Ferrari, dopo le qualifiche invece si puntava su Vettel e sulla voglia di riscatto di Barrichello. Niente di tutto questo. Gli avversari di Button si sono eliminati da soli ad uno ad uno, anche se per motivi diversi. Le Rosse hanno bruscamente interrotto la marcia di avvicinamento, in termini di prestazioni, alle scuderie più forti. Il sesto posto di Massa e il nono di Raikkonen, in una gara completamente anonima dove sono stati più i sorpassi subiti che quelli effettuati, rappresentano senza timori di smentita il valore attuale della Ferrari, lontanissima da Brawn e Red Bull ma inferiore anche alla Toyota (un buon Trulli ha chiuso quarto). Dell'errore di Vettel si è detto, ma a questo si è aggiunta anche la deleteria strategia decisa dai box: tre soste che alla fine hanno fatto perdere al tedesco anche il secondo posto a discapito del compagno di squadra Webber. Barrichello è stato il protagonista comico della gara. Voleva spaccare il mondo, ma alla partenza resta fermo e alla prima curva è tredicesimo. Poi cerca il recupero con tentativi di sorpasso scriteriati che lo portano a tamponare prima Kovalainen, poi Sutil. Si ferma, cambia l'alettone, rientra, rompe il cambio. Abbandona a nove giri dalla fine e, in definitiva, regala l'unica notizia della giornata: il primo ritiro di una Brawn dopo sette Gran Premi. Sul podio Button è raggiante, accanto a lui sorride il carneade Webber e mastica amaro Vettel. Non si offenda nessuno, ma quando il titolo se lo contendevano Alonso e Schumacher, era tutta un'altra cosa.