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Lotito e il nuovo allenatore Una questione di tempistica

Claudio Lotito

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Il «cunctator de noantri», mica Quinto Fabio Massimo, aspetta, tiene sulla corda Delio Rossi che va a scadenza di contratto fino all'incontro risolutore di ieri. Nemmeno per sogno, ecco un altro rinvio che lascia allibiti i tifosi che vorrebbero conoscere il nome del tecnico. «Appuntamento lunedì alle 12 a Formello con Rossi», dice lasciando il teatro (casa sua) di Villa San Sebastiano dove di solito conduce le sue trattative più cruente. Già perché la leggenda narra di Moggi lasciato in astanteria per due ore e poi liquidato insieme con Giraudo al grido «siete come il gatto e la volpe, ma io non faccio la fine di Pinocchio», oltre che di segrete stanze nel sottosuolo dove rinchiude i procuratori che non vogliono scendere a patti. Solo quando cedono li fa tornare in superficie dopo avergli razionato i viveri. Claudio Lotito, padrone della Lazio, vive il momento del travaglio con la solita serenità senza farsi prendere dal panico per una scelta difficile che può segnare il destino della squadra nella prossima stagione. La Lazio è l'unica squadra di serie A a non avere il tecnico ma lui risponde «embé, dipende alla tempistica». Arieccola. Riesce a parlare contemporanemente con più telefoni senza far capire niente a nessuno. Anzi spesso le conversazioni si intrecciano fino a diventare surreali. Con uno parla del nascituro stadio, con un procuratore sudamericano tratta un giovane talento e alla fine probabilmente sarà costruito uno stadio a Buenos Aires. Il suo telefono bolle, è intasato da allenatori che vogliono prendere il posto lasciato libero da Rossi ma per Lotito non è un problema («Morto un Papa se ne fa un altro», bofonchia). Sapete il gioco della scopa? Ebbene i vari Ballardini, Giampaolo, Colantuono e Mazzarri sono rimasti col cerino in mano e aspettano con ansia la decisione del demiurgo biancoceleste (in corsa c'è anche Allegri che però è sotto contratto col Cagliari del nemico Cellino). E lui ride, si diverte prima di chiudere il conto magari strappando un prezzo migliore perché risparmiare per il bene del club è sempre importante: «Avremo un allenatore di livello - spiega il numero uno biancoceleste - per la realizzazione di quel progetto che la Lazio ha in testa. Non andremo a raccogliere gli scarti degli altri, faremo la scelta migliore per la Lazio. Noi siamo autonomi nelle scelte e non condizionati dal mercato, siamo noi a scegliere interlocutori e tempistiche (sempre presente, ndr). Zenga? Con tutto il rispetto per il Palermo, se l'avessi voluto prendere, l'avrei già preso. I tifosi devono seguire con serenità le trattative e ricordarsi che siamo l'unica società che speso oltre 20 milioni cash per riscattare Zarate. Le altre squadre sono costrette a vendere, noi compriamo per accrescere il patrimonio. Il Milan ha ceduto Kakà, l'Inter potrebbe vendere Ibra, la Lazio ha riscattato Maurito e non con una fedejussione, con soldi veri senza alcuna dilazione». Sì, ma l'allenatore? «La tempistica, abbiate pazienza», risponde Lotito perfettamente a suo agio. In verità i momenti di calma non gli piacciono, preferisce navigare nella bufera per trovare la via d'uscita migliore. Nel momento del dubbio compare sempre la tempistica che non è un direttore sportivo attendista ma ci assomiglia molto e permette di uscire da discorsi interminabili e spesso incomprensibili. I tifosi annaspano e cercano di capire come andrà finire l'ennesima telenovela lotitiana. Anche perché il coniglio (vedi nome di un allenatore che non è ancora stato accostato dalla Lazio, tipo Eriksson) che esce dal cilindro è quasi una certezza. Ma Lotito è così e non cambierà mai.

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