Roma, resta il nodo Spalletti
«Un capitano, c'è solo un capitano... un capitano, c'è solo un capitano». Il coro della Sud che chiude la stagione giallorossa è lo specchio fedele dell'animo romanista al termine di un'annata per molti versi da dimenticare. Una giornata iniziata con tutt'altro spirito visto che a margine della ovvia contestazione all'attuale proprietà (striscioni a iosa contro Rosella e cori che auspicano al passaggio di mano), gli ultrà avevano iniziato con il più classico dei «tifiamo solo la maglia». Ma col passare dei minuti e vista la voglia in campo di Totti (palle e assist per tutti), che voleva superare il record di Boniperti quale attaccante più prolifico in A con la stessa maglia, l'ambiente si è riposizionato sui i soliti noti. Il capitano su tutti, unico riferimento per una tifoseria che non sa più che pesci prendere e spera nel passaggio di mano di una società che ha fallito la stagione. Applausi (ma stavolta di scherno) anche per Artur nelle due parate, facili-facili, che ha realizzato nel primo tempo: brividi invece per un paio di uscite da infarto... In campo non c'è stata storia mai, o quasi. Prima i giallorossi hanno dato al Torino la possibilità di restare in serie A: e i granata a un certo punto ci avevano anche creduto dopo il vantaggio di Vailatti. Ma a condannarli c'era il successo, netto, del Bologna in casa contro il Catania: risultato sul quale i giallorossi non potevano intervenire. Così, Totti & Co. gradualmente hanno ripreso in mano la gara, giocata sempre al piccolo trotto, e portato i tre punti dalla propria parte. Gran gol di Menez per il pareggio, poi il vantaggio di Vucinic (subentrato a Perrotta ennesimo infortunato di una stagione in questo senso maledetta: sospetta lesione al flessore): il montenegrino fa tutto da solo tirando fuori dal cilindro una delle sue percussioni sulla fascia sinistra conclusa con il diagonale-beffa per Sereni. Quindi nel finale il terzo gol firmato Totti che aveva distribuito palle per i compagni durante tutta la gara e provato a raggiungere Boniperti a quota 178. Ci pensa Cassetti a mettergli sul dischetto la palla del record: grazie a Franceschini che lo sdraia in area. Dal dischetto il capitano non fallisce e rimedia il tripudio del suo pubblico: giusto. Inutile il gol finale di Ventola che ferma il risultato sul 3-2 e non fa altro che aggiungere un «pallino» nella casella più nera della stagione romanista. Già, perché quest'anno, Totti a parte, restano scritti negli annali della Roma dei numeri da retrocessione: 61 gol subiti dalla difesa giallorossa che nella sua storia aveva fatto peggio solo altre due volte ed era davvero un altro calcio (1947/48 69 gol e 1949/50 70 gol). Ora il futuro e come ha anticipato Spalletti nella conferenza di sabato, serve chiarezza nei progetti, trasparenza, comunicazione e soprattutto rispetto dei ruoli. Cose che finora l'attuale proprietà ha faticato a definire. È già tardi per iniziare una rincorsa che mai come adesso si preannuncia in salita: ora tra le prime della classe e la Roma non c'è solo un piccolo gradino, ma un abisso: e non solo dal punto di vista tecnico. Il malumore del popolo romanista è lì a confermarlo, perché il futuro è adesso.