Lazio, sconfitta annunciata
La giornata di Pavel Nedved. C'era anche Juve-Lazio, è vero. Ma quasi nessuno se n'è accorto: il ceco ha chiuso la sua storia calcistica, non solo quella juventina. Lo ha rivelato alla fine di una festa piena – «ho smesso di correre, basta così» - dopo che la Juve aveva battuto 2-0 la Lazio (doppietta di Iaquinta) e dopo che gli erano stati riservati tutti gli onori: maglietta celebrativa, tutti i compagni con il suo numero undici, uno stadio e un popolo ai suoi piedi. «Sono felice, davvero. Questa è stata la festa più bella che io abbia vissuto. Meglio questa di quella che ha celebrato il mio Pallone d'Oro: ringrazio tutti i miei compagni, Del Piero che mi ha ceduto la fascia di capitano, la mia famiglia, la società e tutti quelli che mi hanno permesso di vivere un momento così». Chiude dopo 327 partite, due scudetti (più altri due revocati da calciopoli) e tante partite vissute da protagonista. Da Furia Ceca, sempre e comunque. «Smetto, è giusto così». In tribuna, il suo procuratore Mino Raiola avrà masticato amaro: sognava un'altra commissione milionaria, un altro ingaggio su cui guadagnare la percentuale. Invece pare dovrà rassegnarsi: giusto così. E bello, anche: il calcio non è solo fabbrica per fare soldi, ma anche emozione, passione e voglia di mettersi alla prova finchè ci si sente in grado di farlo. Finita la benzina, l'onesta intellettuale dovrebbe portare chiunque a dire «basta, grazie». E quindi, se così sarà, massimo rispetto per Nedved. «Mi sono commosso – ha ammesso Ferrara - lascia un grandissimo ragazzo e un campione vero. Dispiace, certo: quando lo vedi calciare come ha fatto oggi, capisci che è un vero peccato. Abbiamo vissuto una grandissima festa e una splendida giornata». Applausi, allora. Quanto alla partita, è durata poco o nulla. Juve quasi arrabbiata con in testa l'idea di vincere e di raggiungere il secondo posto, Lazio volenterosa ma poco altro. A proposito: a fine gara Delio Rossi ha confermato che «La causa biancoceleste resta la mia prima opzione, ma i contratti non si firmano da soli». Messaggio per Lotito, se vuole cogliere. Quanto al prossimo allenatore della Juve, serviranno «altri dieci giorni», hanno detto Blanc e Cobolli Gigli: se Conte rimarrà a Bari e Laurent Blanc a Bordeaux, non resterebbero che Ferrara e il sempre buono Spalletti. Meglio però non escludere colpi di scena. La partita? Poca roba. Perché il match prende la sua piega dopo appena tre minuti quando, su passaggio di Marchisio, Iaquinta fa passare il destro sotto le gambe di Carrizo per il vantaggio bianconero. La Lazio, priva dell'attacco titolare, fa fatica a inventare: Kozac e Del Nero non la vedono mai, ma più di tutti fanno bene i centrocampisti, con il solito Foggia a creare movimento. Al 14' Kozac si mangia il pareggio sprecando davanti a Buffon, poi il tiro di Foggia viene parato dallo stesso SuperGigi. In chiusura di primo tempo Nedved pennella un cross per Iaquinta, sponda per Del Piero che in rovesciata manda alto di poco. La ripresa si apre con un tentativo di Chiellini ma soprattutto con quelli di Nedved: non segna, ma fa l'assist per il due a zero di Iaquinta. Il ceco resta a secco, ma la festa è tutta sua lo stesso.