Konovalovas, grande crono ma se ne sono accorti in pochi
Vincerla partendo prima di tutti i favoriti, e sfruttando un fondo stradale perfettamente asciutto, mentre subito dopo di lui i Bradley Wiggins e gli Edvald Boasson Hagen trovano pioggia e sampietrini scivolosi che obbligano a rallentare; vincerla per un solo secondo sullo stesso Wiggins, dopo una lunga attesa al traguardo ad aspettare l'evolversi degli eventi, l'andirivieni di nuvole e vento, le partenze e gli arrivi di tutti i migliori. Vincerla vedendo cadere l'uomo che stava per fare meglio di tutti, Denis Menchov. E poi però questa vittoria vedersela sopraffare dal tumultuoso, palpitante, eccitante finale in cui nessuno si ricorda più del giovane lituano, perché gli occhi di tutti sono rivolti alla corsa, alla sfida tra i due principali rivali di questo Giro, all'illusione iniziale di Di Luca, al prepotente riemergere di Menchov, all'inopinato scivolone di Denis e alla sua rincorsa fulminea per difendere una maglia rosa che non sarebbe giusto perdere così. A volte il giorno fortunato capita nel giorno sbagliato: Konovalovas l'ha imparato a Roma, all'ombra del Colosseo, scenario immaginifico dei titoli di coda del Giro del Centenario. Ma comunque si porta a casa questo successo memorabile e si propone come uno dei tanti nomi nuovi del ciclismo internazionale. 1" di vantaggio su Wiggins, 7" su Boasson Hagen, 24" su Menchov (decimo al traguardo), 45" su Di Luca (17esimo): sotto il Colosseo è festa anche per lui, Ignatas. Se la merita.