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MaPaolo Maldini, classe '68, in servizio permanente effettivo dal 1985, sempre e solo con la maglia rossonera, non si lega a nessuna schiera dei grandi del pallone, non solo italiano. Intanto, come Facchetti, capace di emergere in un ruolo, quello del terzino, non certo pronto a regalare gioie e soddisfazioni. E poi, con quegli occhi chiari, il ciuffo sempre folto e mai incanutito, lì, a lavorare seriamente, a combattere, a giocare e vincere. Mai un polemica. Mai una parola fuori posto. Ma un comportamento censurabile. Perché da Maldini, per 24 anni ci si è aspettato solo calcio di livello, grande professionalità, impegno fuori dal campo - ambasciatore Unicef - e tanta, tanta classe. Anche quando il papà, Cesare, faceva l'allenatore del Milan o della nazionale. Inutile sciorinare il palmares segno di una squadra leggendaria. Lui le braccia alzate al cielo, come capitano, le ha alzate mille volte, proprio come capitò al padre nella lontana Londra del 1963: coppe dei campioni che a casa Maldini sono come il servizio buono da tenere in credenza. No, quello che colpisce e non stupisce di questo ragazzo, diventato uomo, è sempre stato il suo equilibrio, la sua coerenza, la sua capacità di esserci con i comportamenti giusti, le giuste misure, il vero senso dello sport. Un esempio. Vero, concreto, per tutti quelli che amano il calcio e non solo. Maldini è un spot per tutto lo sport italiano, che invece troppo spesso si perde appresso a polemiche e quattrini, sotterfugi e brutte storie, di campo e non solo. Anche quando c'è stato da dire basta, col la nazionale prima e col Milan, Maldini è stato lieve, sereno, deciso. Segno che lui, con la sua grande famiglia, ha posseduto non solo il dono della classe calcistica - evidentemente nel dna - ma ha sviluppato eleganza e sani principi spesso accompagnati da quel sorriso largo. Ha detto stop, senza sognare le 1000 presenze. Va via da campione e capitano, come solo i grandi sanno fare in un calcio dove capita sempre più di non accontentarsi. Peccato per i soliti noti che hanno provato a rovinargli la festa senza riuscirci: per loro non ci sono parole.

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