Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Talento, fortuna e «aiutini»

default_image

  • a
  • a
  • a

DarioNicolini MILANO Il rivale, Carlo Ancelotti, l'ha detto chiaro e tondo: il momento chiave della stagione del Milan è stata la partita contro la Reggina. Un pareggio in casa, quindi due punti persi, e l'infortunio di Kakà: lì è girata la stagione rossonera. E quella interista? Non è mai «girata», sempre dritta e sicura verso la meta, il successo finale. I punti chiave però ci sono stati eccome, e sono ben chiari. A partire proprio da quello stadio Olimpico ad ottobre: là dove sono nati gli ultimi due scudetti di Roberto Mancini, si vede, per la prima volta davvero, l'Inter di Mourinho. Il recupero di Stankovic, la miglior prestazione di Muntari voluto dallo Special One. E poi Obinna, scelto a sorpresa tra i titolari, e il gioco che dai taccuini passa al campo come una formula che produce pressing, transizioni, gol. Ben quattro. Primo vantaggio vero in classifica, anche se di soli due punti. Con Ibrahimovic mattatore, guarda caso. Successo a cui fanno seguito le «imprese» di Reggio Calabria (gol vittoria di Cordoba al 93') e con l'Udinese (Cruz al 90'). Vittorie che faranno dire a Galliani: «ecco, questa è la differenza in campionato tra noi e loro». E tra l'Inter, capace di battere tutte le grandi ma anche di imporsi nei match chiusi con le piccole, e tutte le altre. Poi la sfida alla Juve, a novembre, coi bianconeri a -3. È in quella notte, ammetterà dopo Mourinho, che il portoghese capisce cosa significhi davvero essere interista. Intanto, sono i tifosi a riconoscergli il merito di aver saputo rinunciare alle sue convinzioni: il 4-3-3 in particolare. Muntari decide con un po' di fortuna, altro elemento essenziale del trionfo nerazzurro. Insieme ad alcune decisioni dubbie e contestate: il rigore di Balotelli contro la Roma a San Siro, ancor prima il gol di mano con cui Adriano ha sbloccato il derby del 15 febbraio, poi vinto. Quello che lui stesso sperava fosse «ricordato come quello decisivo per il tricolore». Fortuna, si diceva. Tanta. Per la punizione-cross di Balotelli a Bologna, divenuta gol allo scadere, e l'autorete di Isla a Udine, dopo una prestazione pessima dei nerazzurri. Il resto è tutta discesa. Agevolata dal blocco juventino e da un calendario che avvantaggia e non poco l'Inter nel finale di stagione. E che decide, ironia della sorte, di far festegiare lo scudetto all'Inter proprio contro il Siena. Il primo scudetto di Mourinho arriva come era arrivato il primo di Mancini. Un caso? Forse. Le coincidenze tra i due sono tante, anche in Europa.

Dai blog