Michele Scarponi in fuga per la vittoria
Marco Grassi Una fuga così Michele Scarponi non osava neanche sognarla, probabilmente. Una fuga di 200 km, con due salite non banali di mezzo, con l'inseguimento fattosi a un certo punto forsennato da parte del gruppo, con compagni d'avventura persi per strada, con la vittoria unico modo per dare un senso a quella follia. Ma una volta nella vita le cose vanno tutte (o quasi) per il verso giusto, e allora si può esultare, e ci si può lasciare definitivamente alle spalle anni difficili, difficili da spiegare, figurarsi viverli. All'Alpe di Siusi, l'altro giorno, il corridore marchigiano aveva pagato un conto troppo salato per le sue ambizioni di classifica: 4'46", e ciao patria. Ieri allora la ricerca del pronto riscatto: in fuga dopo 50 km, insieme a Gatto, Bonnafond, Klostergaard e Kiryienka. Siccome in classifica Scarponi era lontano ma non troppo (6'19" da Di Luca), la Lpr della maglia rosa ha evitato di lasciare il solito quarto d'ora di bonus ai fuggitivi, ma ha controllato il distacco, tenendolo a lungo sotto i 7'. Sulla salita di Hochkrimml (vetta a 45 km dalla fine) un altro degli uomini respinti a Siusi, Stefano Garzelli, ha messo a tirare i suoi, per avvicinare i fuggitivi (tra i quali nel frattempo si staccavano Klostergaard e poi Gatto e Bonnafond) e provare poi a raggiungerli tutto solo. Il capitano dell'Acqua&Sapone ha in effetti fatto il tentativo, ma l'unico dei fuggitivi che è riuscito a raggiungere, prima di rialzarsi, è stato Klostergaard. Davanti invece Scarponi aveva staccato Kiryienka, per aspettarlo poi in discesa: meglio lavorare in due che da soli, contro un gruppo che, assottigliato in salita, aveva visto molti rientri, con squadre come Katusha (per Pozzato) e Quick Step (per Davis) che si erano messe a tirare alla morte. Il finale, un thrilling: margine giù fino a 1'30", foratura per Kiryienka, nuova attesa di Michele, infine ai 9 km i crampi che hanno definitivamente messo ko il bielorusso. A quel punto a Scarponi non rimaneva che spendere tutto per mantenere quel vantaggio su un plotone la cui carica tuttavia tendeva a scemare. E allora merito al marchigiano e alla sua vittoria di Mayrhofen (incomprensibile sconfinamento austriaco nel Giro del Centenario), e merito a Edvald Boasson Hagen, che con una sparata saronniana si è preso il secondo posto, mentre nel tortuoso finale cittadino il gruppo si frazionava e Armstrong perdeva altri 39" dai migliori. Oggi settima tappa, Innsbruck-Chiavenna, altri 244 km validi per fughe o volate. Data la lunghezza, non sarà comunque una passeggiata. Diretta Rai3 ore 15.30.