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Stanotte qualcosa è cambiato

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Primadi quelle parate la partita che aveva catalizzato il tifo biancocleste attorno alla squadra come non succedeva da tanti anni era infatti parsa concentrare nel suo singhiozzante e convulso andamento l'intera storia della nostra Lazio, il karma che ci condanna a masticare amaro anche nei giorni più dolci. Centonove anni in centoventi minuti. D'altronde, non è che la squadra avesse fatto granché per sottrarsi a questo destino, apparentemente sempiterno. La partita, anzi, era parsa anche un piccolo compendio della stagione biancoceleste. Un gioiello di Zarate e un autogol al primo pallone piovuto in area. I gol mangiati e l'irritante arbitraggio del solito Rosetti, la sfiga e l'impotenza, balbettii ed egoismi. C'era stato, soprattutto, un allenatore che ancora una volta non aveva saputo porre rimedio alle situazioni difficili e che neppure in una serata così importante aveva rinunciato a fare ricorso al più improponibile dei suoi pallini. Tutto è bene quel che finisce bene, comunque. C'è tempo adesso per pensare a come cambiare le cose in futuro. Le bandiere sventolano, i cuori si riempiono di gioia, le voci esplodono in urla fino a consumare le ultime energie rimaste dopo una serata sofferta e indimenticabile.m L'Olimpico balla e canta il nostro inno, questa sera in segno di festa. «Lazio vola, tu non sarai mai sola!».

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