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La Lazio alza la coppa al cielo

Lotito e Rocchi baciano la Coppa

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All'ultimo rigore, un urlo infinito: è biancoceleste il cielo sopra Roma. Muslera para i tiri di Cassano e Campagnaro, Dabo regala alla Lazio la quinta Coppa Italia della sua storia. La festa può cominciare, l'Olimpico esplode di gioia esorcizzando lo spettro dei tiri dal dischetto spesso fatali su questo stesso campo alla Roma. Finisce con Delio Rossi portato in trionfo, Ledesma e Rocchi che alzano al cielo la Team Cup. E, col trofeo in bacheca, si va in Europa League e l'8 agosto a sfidare la grande Inter nella supercoppa italiana a Pechino. Un trionfo sofferto che fa entrare il 13 maggio nelle date importanti della Lazio. Dopo il 12 (scudetto '74), il 14 (scudetto 2000) ecco il 13 per un altro momento fondamentale del club più antico della Capitale che sogna di tornare ai fasti cragnottiani. Esulta Lotito in mezzo al campo, abbraccia il tecnico e tutti i giocatori che sono riusciti a regalargli il primo successo della sua gestione. Rossi conferma le scelte della vigilia: dentro i recuperati Pandev e Foggia. Al posto dello squalificato Matuzalem, fiducia a Dabo che affianca Ledesma. In attacco c'è Zarate sorvegliato speciale dei difensori di Mazzarri. I moduli sono i soliti: 4-4-2 per la Lazio e 3-5-2 pe la Sampdoria. Si parte con 50.000 tifosi biancocelesti avvelenati, ma il colpo d'occhio della curva doriana è comunque di conforto per Cassano e soci. Al 5' Franceschini rimane a terra, Rosetti fa segno di proseguire, Zarate si beve due difensori come un caffè al bar e fa secco Castellazzi. In pratica la riedizione del gol segnato a Doni nell'ultimo derby. I giocatori della Samp protestano, l'arbitro convalida giustamente. Al 27' Pandev sciupa un'occasione colossale davanti a Castellazzi dopo un tiro di Kolarov. Il tap-in si spegne sulle manoni del portiere avversario. Ed è un sinistro presagio. Perché passano soli pochi minuti e si materializza il pareggio. Cross delizioso di Cassano lasciato troppo libero, sponda di Stankevicius e spizzata vincente di Pazzini. Tutto da rifare: Lazio gelata, curva doriana al settimo cielo. Si va al riposo sull'1-1 con tanti rimpianti per aver subìto un gol nell'unica volta che la squadra di Mazzarri è entrata nell'area biancoceleste. Si ricomincia: pochi secondi e la Lazio rischia sull'incursione di Cassano ma Kolarov è pronto al salvataggio in extremis. L'Olimpico chiama all'arrembaggio, la squadra spinge sull'acceleratore, Foggia sfonda sulla sinistra, Zarate non arriva in tempo all'appuntamento. Non è un assedio ma poco ci manca. La Samp resta dietro e si affida alle ripartenze dei suoi attaccanti. Alla mezz'ora scocca l'ora di Rocchi: esce Pandev che ha sulla coscienza quel gol sbagliato quando il punteggio era sull'1 a 0. Tant'è, si va avanti col cuore in gola sul filo dell'equilibrio. Entrano Del Nero da una parte e Delvecchio dall'altra. Squadre stanche, la Lazio ci prova di più ma i suppllementari sono la logica conclusione di ua gara bloccata dalla paura. Nell'extra time solo un'invenzione del barese arginata da De Silvetsri e un netto rigore non concesso alla Lazio per un fallo su Lichtsteiner. Si va alla roulette russa dei rigori: sbagliano Cassano e Rocchi, poi a oltrana. Muslera ipnotizza Campagnaro, Dabo manda la Lazio in Paradiso.

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