Roma, spunta un Caltagirone
{{IMG_SX}}Il cerchio si stringe. I potenti della città iniziano a scendere in campo e la "cordata romana" prende consistenza per il passaggio di mano della As Roma. Sul piatto non c’è solo una squadra di calcio, ma le leve di comando che possono muovere molto nella Città Eterna. È successo nel primo pomeriggio d'estate vera della stagione in barba a quel ponentino che aveva finora dato respiro ai romani.Edoardo Caltagirone, figlio di Leonardo (avete presente Parco Leonardo?) e nipote del più noto Francesco Gaetano (il decimo uomo più ricco d'Italia), ha detto di essere interessato alla costruzione dello stadio della Roma. Insomma, è uscito allo scoperto, come aveva fatto qualche giorno addietro l'altro imprenditore, farmaceutico, Francesco Angelini. E l'uscita sullo stadio sarebbe stata all'interno del normale, trattandosi di costruttori, se non fosse per l'aria già densa attorno alla proprietà giallorossa che da tempo sembra sull'orlo della crisi di nervi. Difficile capire se quello che è successo ieri si possa già concretizzare in una «cordata romana», ma le caratteristiche affinché questo possa diventare realtà ci sono tutte. «Mi piacerebbe costruire il nuovo stadio della Roma - ha detto Caltagirone - se fosse addirittura alla Magliana sarebbe un sogno. Lo concepirei tipo all'inglese, con attiguo il campus per le squadre giovanili per fare così, oltre allo stadio, la casa della Roma. Io sono un grande tifoso della Roma e abbonato da tanti anni. Servirebbe un investimento di 200-260 milioni di euro, e lo stadio di Roma secondo me dovrebbe avere almeno 75.000 spettatori». Per ora, giusto rimarcarlo, si tratta solo di un'idea ma visto il pulpito prende dei contorni abbastanza corposi: per altro in completa sintonia, proprio sul fronte stadio, con l'altro interessato Francesco Angelini. Escluso comunque al momento un contatto tra le parti come lo stesso Caltagirone conferma: «Non ho avuto alcun contatto con la famiglia Sensi. Angelini vorrebbe un partner per la Roma per costruire il nuovo stadio? Nessuna preclusione, qualsiasi cosa vogliamo fare se ne può parlare». Dall'altra parte Angelini, che come annunciato dopo la sua uscita pubblica non rilascia più dichiarazioni, sembra aver preso con soddisfazione l'uscita di Caltagirone: una sorta di attestato di stima che potrebbe aprire scenari interessanti. La situazione è dunque in continua evoluzione, perché quando due famiglie imprenditoriali come quelle che hanno manifestato interesse per la Roma si muovono, vuol dire che c'è carne al fuoco. Eppure i Sensi non sembrano aver recepito il messaggio, restano sulla loro linea (forse giustamente) e continuano a dire che terranno la Roma. Fatti salvi i diritti dei proprietari, semmai si potrebbe discutere sul «come»: visto che ieri il numero uno giallorosso, per fare chiarezza sulla situazione (e la reazione dei tifosi subito dopo fa percerpire esattamente il contrario), ha ben pensato di auto-intervistarsi su Roma Channel. Impossibile, in un momento come questo, non dedicare nemmeno un passaggio (nei quindici minuti di intervista) sulle voci di cessioni e sull'ingresso in campo di personaggi del calibro di Angelini e Caltagirone. «A me non piace fare chiacchiere, preferisco parlare con i fatti - è l'esordio deciso di Rosella Sensi - se sento la necessità di parlare è per fare chiarezza, vengono dette troppe cose, vorrei garantire, assicurare i tifosi di stare tranquilli, la Roma c'è e sta lavorando». Tutto qui? Magari qualcuno si aspettava una spiegazione un po' più dettagliata o comunque un riferimento ai fatti che stanno animando le giornate romane. Invece la Sensi da qui è passata direttamente alle note positive della stagione giallorosse: anche queste giuste ma che certo non sono al momento nella testa e negli occhi dei tifosi. Che però lei tiene a rassicurare sul futuro, quando questi sono ancora straniti per la mancata qualifilcazione alla prossima Champions. «È quello che più mi preoccupa e mi fa parlare. Sicuramente potremmo avere la rosa a disposizione e saremo competitivi, ma il mercato si farà: ma non va annunciato, come tutte le altre squadre». Quindi le cause del disastro. «Credo che tra i vari record positivi (?) ci sia quello negativo dagli infortuni. Lo mettiamo da parte. Andiamo avanti con una rosa forte e con giocatori motivati. Il prossimo anno? La Roma nella prossima stagione farà quello che ha fatto gli altri anni. Farà mercato. Lavorerà con i giovani e con i campioni, questo faremo. Quello che ci ha consentito di arrivare secondi per tre anni consecutivi». E peccato per gli episodi che hanno indirizzato nel lato «cattivo» la stagione. Il rigore sbagliato in Supercoppa. «Poteva cambiare la stagione». Ma anche gioie. «Il successo con il Chelsea, nessuno se lo aspettava ma è arrivato: batterli non è da tutti». E quindi lo stadio. «Il sindaco ci ha offerto questa grande possibilità che stiamo percorrendo e per cui stiamo lavorando. Vorrei al più presto dire quale sarà, dove sarà lo stadio, ma vorrei dire che questo sarà lo stadio dei tifosi romanisti. Vorrei aprire una parentesi e ringraziare il presidente Sensi per quanto fatto nel corso degli anni. Lo stadio non è un argomento nuovo, è una cosa di cui mio padre parlava spesso anche dieci anni fa». E il capitolo Spalletti. «Non vorrei parlarne più: la chiarezza è ovvia. È anche giusto che l'allenatore venga a chiedere un colloquio con la società per tirare i bilanci. È stato fatto tutti gli anni». Insomma, tutto come da programma, va tutto bene e la gente deve stare serena. Eppure ieri, subito dopo l'intervista attesa nella Capitale come manna dal cielo, l'umore dei tifosi era tutt'altro che positivo: come ampiamente espresso sull'etere romano e come risultato dai centralini dei maggiori quotidiani (nostro compreso). Evidentemente la gente non ha capito, o forse qualcuno è stato poco chiaro. Oppure, terza opzione... è colpa della solita stampa. Contro, sempre. Tiziano Carmellini