Danilo Di Luca, vitooria indimenticabile
Che cuore bisogna avere per fare una sparata di 500 metri per andare a prendersi una vittoria di tappa che pareva quasi irraggiungibile, e, malgrado l'acido lattico che in quei momenti raggiunge il cervello, avere anche la lucidità di ricordarsi di cose grandemente più importanti di una gara ciclistica? Semplice: il cuore di Danilo Di Luca. Di Luca, uno che quando dice una cosa poi la fa, uno che non ha mai paura di prendersi le sue responsabilità, un punto di riferimento per la squadra, ma anche per l'intero gruppo (notare la quasi deferente reazione di Garzelli, appena sconfitto da Danilo), oltreché, oggi più che mai, di una regione che non potrà non riconoscersi nella grande voglia (e capacità!) di riscatto del suo pupillo. Tantopiù che Di Luca, organizzando raccolte fondi e continuando nella sua opera di sensibilizzazione presso il pubblico (ecco il senso della sua non-esultanza, di quel suo indicare la scritta «FORZABRUZZO» sul lato della maglia al traguardo di San Martino di Castrozza), non fa altro che sottolineare ogni giorno di più il legame forte con la sua regione. Ci possiamo allargare a parlare di altre cose, oggi, perché di ciclismo non se n'è visto poi tanto, in questa quarta tappa che terminava col primo arrivo in quota del Giro. In barba alle promesse di attacchi epici sin dalla prima salita, per mettere in difficoltà questo o quello, nessuno si è mosso. Classica fuga da lontano (Voigt, Viganò, Bellotti, Stannard, De Bonis e Serafin Martínez) annullata nel finale grazie al grande lavoro della Lpr di Di Luca, e poi, sull'onda dell'unico vero attacco, portato dal colombiano Soler a un chilometro e mezzo dalla vetta, volata finale tra le ruote più veloci del gruppetto dei migliori. Ai 500 metri è stato Di Luca a rompere gli indugi: una sgasata paurosa per Danilo, che ha rabbiosamente recuperato su Soler, l'ha superato ai 200 metri e ha vinto davanti a Garzelli, Pellizotti, lo stesso Soler, Simoni, Leipheimer, Lövkvist, Basso e Menchov. Più indietro Cunego, che non ha potuto fare lo sprint perché sul più bello gli si è sganciato un pedale. In tutta la gioia della giornata, manca a Di Luca solo quella della maglia rosa, sfuggitagli per appena 2": non essendoci stati infatti distacchi tra i primi, lo svedese Thomas Lövkvist, che precedeva di poco l'abruzzese in classifica, conquista il simbolo del primato. Comunque i distacchi sono ancora minimi, per ora. Tutto cambierà oggi, sull'Alpe di Siusi, traguardo della quinta tappa che partirà da San Martino di Castrozza, affronterà subito il Passo Rolle, e si chiuderà, 125 km dopo, sulla prima salita veramente dura di questo Giro. Diretta Rai3 dalle 15.